Molto spesso si parla del successo dei prodotti del Made in Italy all’estero, misurandole attraverso l’indice relativo alle esportazioni calcolato dall’Istat, ma c’è un altro indice piuttosto importante: quello delle importazioni. Il flusso del commercio in entrata può infatti tornare utile per misurare la domanda interna.
Gli ultimi dati dell’Istat, relativi al mese di febbraio, certificano un aumento mensile dell’import di 1,3 punti percentuali (a fronte del -2% registrato dall’export), invertendo la rotta rispetto al -0,2% di gennaio, ma rallentando comunque rispetto ai risultati registrati a fine 2016: a dicembre gli acquisti dall’estero erano aumentati del 3% congiunturale, a novembre dell’1.8% e a ottobre del 3%.
In valore CIF - cost, insurance, freight, che comprende, spiega l’Istat, il valore Fob (ovvero il prezzo di mercato alla frontiera del Paese esportatore) dei beni, le spese di trasporto e le attività assicurative tra la frontiera del Paese esportatore e la frontiera del Paese importatore - le importazioni di febbraio sono state pari a 33.210 milioni di euro (contro i 36.137 milioni di valore FOB – appunto il prezzo di mercato alla frontiera del Paese esportatore - delle esportazioni).
Ma da dove acquista l’Italia? Secondo le ultime tabelle dell’Istat la maggior parte dei prodotti acquistati dall’Italia proviene da Paesi dell’Unione europea, con una quota del 60,5% a fronte del 39,5% dei Paesi al di fuori dell’Unione (9,7% la quota, invece, degli acquisti provenienti da Paesi europei non Ue: Russia, 2,9%; Svizzera, 2,9%; e Turchia, 2%).
In particolare il Paese dal quale a febbraio l’Italia ha acquistato maggiormente è stata la Germania, con una quota del 16,3%, seguita da Francia, con l’8,9%; Cina, con il 7,5%; e dai Paesi Bassi, con il 5,5%. Importanti anche le quote detenute dai Paesi Opec, pari al 5,1%, e dagli Stati Uniti, con il 3,8%. I dati confermano sostanzialmente l’andamento registrato a fine 2016.
Per quanto riguarda invece i prodotti può essere utile osservare i dati relativi all’intero 2016 per disegnare un quadro generale degli acquisti italiani. A fine anno risultava che l’82,3% degli acquisti aveva interessato prodotti dell’attività manifatturiera, contro il 10,7% dei prodotti relativi all’estrazione di minerali da cave e miniere (come ad esempio il petrolio, con il 5,8%; o il gas naturale, con il 3,9%), il 3,7% dei prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, lo 0,6% dell’energia elettrica, gas, vapore e aria e della quota dell’1,2% relativa ai prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento.
Entrando nel dettaglio, tra i prodotti più acquistati figurano i mezzi di trasporto, con una quota del 10,6%, seguiti da metalli e prodotti in metallo (escluse macchine e impianti) con una quota del 10,3%, da sostanze e prodotti chimici, con il 9,5% e dai prodotti alimentari, bevande e tabacco, con una quota del 7,9%.