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Custodia cautelare, Consiglio d'Europa: Italia tra i Paesi peggiori

Troppi i detenuti in attesa di giudizio o di condanna definitiva. Altro grave problema è il sovraffollamento delle carceri

ansa

L'Italia è tra gli Stati con la più alta percentuale di detenuti in attesa di giudizio o di condanna definitiva, e al tempo stesso uno dei Paesi con i maggiori problemi di sovraffollamento delle carceri. Il dato emerge dal rapporto annuale del Comitato anti tortura del Consiglio d'Europa, che dedica una sezione specifica alla custodia cautelare, ritenuta una pratica dannosa per l'individuo e spesso una delle causa del sovraffollamento carcerario.

In base agli ultimi dati pubblicati dal ministero della Giustizia, aggiornati al 31 marzo, i detenuti in Italia sono in totale 56.289 per 50.211 posti disponibili. Sul totale dei detenuti 9.749 sono in attesa di un primo giudizio e quasi altrettanti (9.641) sono condannati non definitivi.

Nel suo rapporto annuale il Cpt (Compitato per la prevenzione della tortura) chiede a tutti e 47 gli Stati membri del Consiglio d'Europa di ricorrere alla custodia cautelare solo in casi eccezionali quando non è possibile utilizzare misure alternative e di assicurare a chi è in carcere in attesa di giudizio o di condanna definitiva condizioni di detenzione adeguate.

"Data la sua natura invasiva e tenendo a mente il principio della presunzione d'innocenza, la norma di base deve essere che la custodia cautelare deve essere utilizzata solo come ultima misura", si legge nel documento del Cpt. L'organismo del Consiglio d'Europa afferma anche che la custodia cautelare deve essere "imposta per il tempo più breve possibile e deve essere stabilita caso per caso dopo una valutazione dei rischi di reiterazione del reato, di fuga, del tentativo di alterare le prove o altre interferenze con il corso della giustizia".

Inoltre va presa in considerazione anche la gravità del reato che la persona è sospettata di aver commesso. Quando gli Stati utilizzano la custodia cautelare devono, afferma il Cpt, assicurare a questo tipo di detenuti, "che sono la categoria meno avvantaggiata", tutta una serie di tutele, che vanno dallo spazio minimo nelle celle a attività giornaliere.

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