Sono molti i fattori per cui l’economia italiana sembra ancora andare al rallentatore, almeno rispetto ad alcuni tra i principali partner europei e ai valori medi dell’Eurozona. Di segnali positivi ce ne sono, ma i nostri indicatori stentano a decollare, evidenziando un andamento piuttosto altalenante e mettendo in mostra una doppia velocità. Ecco allora un confronto tra i nostri risultati e quelli raggiunti a livello europeo.
Prendiamo ad esempio il mercato del lavoro. Nell’Eurozona il tasso di disoccupazione è al 9,5%. Si tratta di un dato che, in calo sia rispetto al 9,6% di gennaio che al 10,3% del febbraio 2016, si attesta al livello più basso dal maggio del 2009. Anche nel nostro Paese si è registrata una diminuzione a febbraio (-0,3% rispetto a gennaio), ma il tasso di disoccupazione si mantiene ancora ben al di sopra del 10%, attestandosi all'11,5% (vicino ai livelli del 2012 ma ben lontani dal 7,3% del maggio 2009).
Confronto ancor più a nostro sfavore se si guarda al tasso di disoccupazione giovanile. È vero che gli ultimi dati diffusi dall’Istat indicano un -1,7% per l’Italia a fronte di un più lieve -0,4% per l’Eurozona, ma è anche vero che nell’area della moneta unica il tasso di disoccupazione giovanile è quasi la metà di quello del nostro Paese: il 19,4% contro il 35,2%.
Le migliori condizioni lavorative (insieme all’accelerazione dei prezzi nell’area) offrono un contributo positivo anche alla situazione economica delle famiglie, osservabile per esempio dall’andamento dei consumi.
Secondo l’Eurozone economic outlook i consumi dell’Eurozona nel primo trimestre del 2017 potrebbero aver registrato un +0,4% congiunturale ed un +1,5% su base tendenziale (andamento simile viene stimato anche per T2 e T3). Nello stesso arco di tempo l’Indicatore dei consumi della Confcommercio si è mantenuto molto vicino allo zero nel confronto congiunturale (+0,2% a gennaio,-0,1% a febbraio e +0,1% a marzo) e ampiamente sotto l’1% nel confronto tendenziale (+0,7% a gennaio, variazione nulla a febbraio e +0,6% a marzo). Dato che trova conferma anche nell’indice delle vendite al dettaglio: a febbraio l’Istat ha registrato un -0,7% in volume rispetto a gennaio ed un -1% rispetto al febbraio del 2016. Nello stesso mese l’Eurostat ha diffuso un +0,7% congiunturale ed un +1,8% tendenziale.