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Attentato alla metro a San Pietroburgo: arrestato il presunto organizzatore

Si tratta della nona persona fermata nell'inchiesta sull'attacco compiuto dal kamikaze kirghiso di 22 anni Akbarzhon Jalilov

ansa

Un uomo, sospettato di essere l'organizzatore dell'attacco alla metro di San Pietroburgo, è stato arrestato vicino a Mosca. Lo scrive la Bbc online citando ufficiali della sicurezza russa. Nell'attacco persero la vita 15 persone. Si tratta della nona persona fermata in Russia per l'attentato. Secondo i servizi Fsb si tratta di Abror Azimov, 27 anni, originario dell'Asia centrale: avrebbe addestrato il kamikaze kirghiso 22enne, Akbarzhon Jalilov.

L'uomo è stato fermato vicino Mosca dalle forze della sicurezza russa. Al momento dell'arresto è stato trovato in possesso di una pistola e di due telefoni cellulari. Attualmente è interrogato dagli inquirenti nella città di Odintsovo, a ovest della capitale russa.

Azimov è la nona persona arrestata nell'inchiesta sull'attentato compiuto dal kamikaze kirghiso di 22 anni, Akbardjon Djalilov. E' anche accusato di avere addestrato lo stesso Djalilov a usare la bomba con cui ha compiuto la strage. Le altre otto persone sono state fermate a San Pietroburgo e nella capitale e provengono tutte dall'Asia centrale.

Dagli interrogatori si cercherà di svelare alcuni punti oscuri della strage: resta infatti ancora da verificare l'ipotesi che il kamikaze non si sarebbe fatto esplodere di sua spontanea volontà, ma sia invece stato trasformato a sua insaputa in una "bomba ambulante" dai suoi complici. Una fonte vicina alle indagini ha infatti rivelato che sono "molti gli indizi" a sostegno di questa ipotesi.

Sconosciute anche le motivazioni che lo hanno spinto ad agire. Ma gli inquirenti russi - scrive Le Figaro - stanno esaminando i possibili legami con le formazioni terroriste, tra cui l'Isis, anche se quest'ultimo non ha rivendicato l'attacco. Tra le ipotesi spunterebbe anche quella siriana: proprio in Siria il giovane kirghiso potrebbe essersi recato, passando dalla Turchia.

Nei giorni scorsi i media anatolici, citando funzionari di Ankara, avevano infatti affermato che il kamikaze era stato espulso dalla Turchia nel dicembre scorso verso la Russia per violazione delle leggi sull'immigrazione, dopo essere entrato nel Paese con un visto turistico nel novembre 2015. Djalilov era stato multato e aveva subito un divieto di rientro in Turchia per 120 giorni. Il giallo, quindi, rimane.

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