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Referendum Turchia: vince il "sì", passa la riforma presidenziale voluta da Erdogan, ma il Paese si spacca

I voti a favore sono stati 24 milioni 325mila, quelli contro 23 milioni 170mila. L'opposizione denuncia brogli e contesta il 37% delle schede

lapresse

 Recep Tayyip Erdogan diventa "super-presidente", ma la Turchia resta spaccata in due. Come previsto dai sondaggi, il cruciale referendum costituzionale che blinda il "Sultano" fino al 2034 finisce con un testa a testa. Il "sì" vince con il 51,2%, con un margine di poco di un milione di voti di vantaggio. I sostenitori della riforma sono stati 24 milioni 325mila voti, i contrari 23 milioni 170mila. La commissione elettorale ha confermato la vittoria del "sì".

La denuncia di brogli - Ma è un successo macchiato da forti polemiche sui brogli, con l'opposizione che annuncia di voler contestare almeno il 37% delle schede dopo che il Consiglio elettorale supremo (Ysk) ha autorizzato, per la prima volta in Turchia, il conteggio tra i voti validi di schede non timbrate, salvo esplicite prove di frodi.

I filo-curdi: "Manipolazione tra il 3 e il 4%" - "I nostri dati indicano una manipolazione tra il 3 e il 4%, da stamani abbiamo individuato 2,5 milioni di voti problematici", ha denunciato il vice-leader dei kemalisti del Chp, Erdal Aksunger.

La Commissione elettorale conferma la vittoria - Il capo della Commissione elettorale turca, Sadi Goven, ha confermato ufficialmente la vittoria del "sì" al referendum costituzionale che fa di Recep Tayyp Erdogan un super-presidente. La dichiarazione di Guven è arrivata poco dopo il discorso del presidente. Al leader del maggiore partito d'opposizione Keman Kilicdaroglu, che contestava la validità di schede prive del timbro ufficiale, Guven ha risposto che le regole sono state rispettate.

Risultati definitivi solo tra 12 giorni - "I risultati finali definitivi del referendum costituzionale saranno resi noti entro 11-12 giorni", ha quindi dichiarato la Commissione elettorale.

Erdogan trionfa nella Turchia islamica e tradizionalista - A decidere la vittoria di Erdogan è stato ancora una volta lo zoccolo duro dei suoi sostenitori nell'Anatolia profonda, islamica e tradizionalista, mentre deludente è apparso l'apporto dei nazionalisti del Mhp, a loro volta spaccati sulla scelta referendaria.

Nelle grandi metropoli vince il "no" - Al presidente hanno voltato le spalle le grandi metropoli, dove il suo Akp governa da più di vent'anni. A Istanbul e nella capitale Ankara il "no" e' sopra il 51%, mentre a Smirne, terza città del Paese e storica roccaforte laica, sfiora il 70%. Anche i curdi, duramente colpiti dalla repressione prima e dopo il fallito golpe della scorsa estate, si sono espressi in maggioranza contro Erdogan. Che però, ancora una volta, l'ha spuntata sulla linea del traguardo.

Affluenza alta, anche all'estero - Alta la partecipazione al voto, come da tradizione in Turchia. L'affluenza finale è dell'84%, mentre fa il record l'affluenza all'estero, superando il 45%. Con gli emigrati, la retorica nazionalista anti-Ue ha funzionato. Il "sì" all'estero sfiora il 60%, va anche oltre in Germania e Olanda.

Festeggiamenti in strada - Festeggiamenti in strada a Istanbul per i sostenitori del presidente Erdogan. Sono scesi in strada in diverse zone della città - sparando anche fuochi d'artificio - tra cui il quartiere di Uskudar sulla sponda asiatica, dove Erdogan ha una delle sue residenze. "Questa è una nuova pagina nella storia della nostra democrazia, il risultato verrà usato per garantire la pace e la stabilità della Turchia", ha detto ai sostenitori accalcati sotto la pioggia il premier Binali Yildirim che, salvo crisi di governo, sarà l'ultimo della storia turca, fino all'entrata in vigore del nuovo sistema presidenziale nel 2019. "D'ora in poi, c'è una nuova Turchia", ha esultato il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu.

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