Caso Meredith, dopo l'assoluzione Raffaele Sollecito fa causa ai giudici
La richiesta di risarcimento è di tre milioni di euro dopo quattro anni di carcere. La sentenza definitiva, per Sollecito e Amanda Knox, risale al 2015
Raffaele Sollecito fa causa ai giudici dopo l'assoluzione per l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese di 22 anni uccisa a Perugia nel 2007. L'ex studente ha chiesto tre milioni di euro dopo aver scontato 4 anni di carcere. Nel 2015 Sollecito e Amanda Knox, anche lei accusata del delitto, vennero assolti in via definitiva. Sollecito aveva avviato una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione, negatagli però a febbraio.
Sollecito ha citato in giudizio, in base alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati, nove tra pm, procuratori generali, gip e giudici di corte d'Assise d'Appello, ai quali chiede un risarcimento "per aver travisato i fatti". La legge prevede cause "per dolo o colpa grave" e nel secondo caso è prevista la citazione anche dei giudici popolari. Il procedimento è a Genova e a dare la notizia è l'edizione locale di "Repubblica".
L'ultima parola spetta al giudice Pietro Spera al quale è stata affidata la causa. Sarà lui a decidere se coinvolgere nella citazione anche i 12 giurati popolari della corte d'Assise di Perugia e e della corte d'Assise d'Appello di Firenze.
La causa è a Genova perché gli ultimi giudici che hanno condannato Sollecito sono quelli della corte d'Appello di Firenze e per processi che coinvolgono magistrati toscani il tribunale competente è quello di Genova.
In aula è stata citata la Presidenza del Consiglio in rappresentanza dei giudici. In caso di condanna lo Stato si rivarrà su pm, gip, giudici citati. Nel mirino di Sollecito in particolare c'è il pm Giuliano Mignini che condusse le indagini.
I gradi precedenti - Sollecito e Knox vennero condannati in primo grado, assolti in Appello a Perugia, ma la Cassazione annullò la decisione e dispose un Appello bis a Firenze, dove i due furono di nuovo condannati. In Cassazione vennero però assolti motivando la decisione con "colpevoli omissioni nelle indagini condotte con deprecabile pressapochismo".
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