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Imparare, il segreto per vincere le nuove sfide del mondo del lavoro

Jonas Prising, Mara Swan e Stefano Scabbio di ManpowerGroup spiegano come affrontare la quarta rivoluzione industriale

Formazione continua: è questo l’antidoto alle rivoluzioni nel mondo del lavoro secondo ManpowerGroup. La ricetta per adeguarsi ai cambiamenti che stanno investendo le aziende arriva dal confronto che si è tenuto a Milano lo scorso 5 aprile tra Jonas Prising, Presidente e AD ManpowerGroup, Mara Swan, Vice Presidente Esecutivo ManpowerGroup, e Stefano Scabbio, Presidente area Mediterranea ed Europa orientale ManpowerGroup.

Il dibattito si è articolato sul nodo della skills revolution, emerso in occasione del World Economic Forum di Davos come correlato fondamentale della quarta rivoluzione industriale. Tecnologia e digitalizzazione stanno cambiando i modelli di business, i metodi di lavoro e la società più in generale. Per questo serve un ripensamento del pacchetto di talenti che vengono richiesti ai dipendenti. Ecco come la pensano gli ospiti intervenuti.

Jonas Prising, Presidente e AD ManpowerGroup La skills revolution è un rischio o un’opportunità o un rischio?
Pensiamo sia una realtà. Il mercato si sta biforcando tra quelli che hanno le skills giuste, che sentono di avere le giuste opportunità, e quelli che sono senza queste skills e che pertanto si sentono tagliati fuori. E questo fenomeno è stato visibile specialmente nel 2016, quando questa contrapposizione è stata visibile anche nelle elezioni politiche e nella società più in generale. Per questo motivo noi crediamo che sia una realtà e che sia uno degli aspetti più importanti a cui la politica e le aziende devono dedicarsi perché la tendenza è che tale contrapposizione si acuisca. È un problema cruciale per le società di tutto il mondo.

Quali sono le competenze più importanti oggi?
Si può vedere chiaramente un’evoluzione nelle skills tecnologiche e l’impatto che hanno è sempre più grande. Quindi le hard skill legate a Tecnologia, Scienza, Matematica saranno molto importanti. Ma anche le soft skill. Le abilità di comunicare, di collaborare, di aumentare la creatività sono molto importanti come parte di quei lavori che verranno automatizzati e che subiranno un impatto dalle tecnologie. Tuttavia noi pensiamo che la skill più grande e più importante sia quella di apprendere, il desiderio e la capacità di imparare durante il corso della propria carriera. Potrebbe essere a mio avviso il fattore su cui giocare la propria appetibilità lavorativa.

Stefano Scabbio, Presidente area Mediterranea ed Europa orientale ManpowerGroup Con l’avvento del digitale quali sono le principali sfide che bisogna affrontare in un mercato del lavoro in così rapida evoluzione?
Non c’è dubbio che la principale sfida riguardi il cambiamento delle nostra competenze: adeguare le nostre competenze soprattutto a quelle digitali, quindi essere maggiormente preparati per le meta competenze, dette anche soft skill. Per esempio come comunicare all’interno di un squadra, come saper risolvere in maniera creativa dei problemi pratici. Questi sono aspetti fondamentali perché le aziende stanno cambiando il modo in cui lavorano: non operano più secondo una logica gerarchica ma in una logica orizzontale in cui il progetto prevale e quindi ha bisogno di capacità per essere realizzato e di lavoro di squadra.

Il rapporto ManpowerGroup evidenzia l’importanza di sviluppare competenze digitali soprattutto nei più giovani. Ci sono iniziative specifiche rivolte a loro?
Abbiamo lanciato questa piattaforma PowerU Digital che sviluppa quelle che sono le competenze principali digitali e le meta competenze. Abbiamo deciso di lanciare un programma ambizioso in tutta Europa. Abbiamo un piano di sviluppo paese per paese: l’Italia è già partita, la Spagna settimana scorsa, abbiamo già più di 6mila giovani che stanno utilizzando questa piattaforma. È una piattaforma assolutamente nuova, simile a Facebook, dove si possono creare dei gruppi e condividere dei contenuti come in qualsiasi social che in più permette di sviluppare delle competenze. Alla fine del percorso si ottiene un open badge, una certificazione di digital mentor che può essere utilizzata per arricchire il proprio curriculum vitae e può essere spesa su qualsiasi social per accreditare le proprie competenze digitali in maniera allargata con la Rete. Ma questo progetto è importante anche per un altro motivo: offre alla maggior parte dei giovani che otterranno questa certificazione l’opportunità di lavorare in aziende come Intesa Sanpaolo e Deloitte con cui abbiamo avviato delle partnership, dove potranno formare le persone più senior. Così facendo creiamo un ponte tra due generazioni: i nativi digitali insegnano ai più maturi come sviluppare le competenze digitali. È un cambiamento culturale, quello che serve per affrontare la quarta rivoluzione industriale.

Soft Skills: davvero i datori di lavoro le considerano fondamentali e quali sono le più richieste?
Sì, i datori di lavoro le considerano un must e lo testano le nostre ricerche che svolgiamo ormai consecutivamente da tre anni, da quest’anno anche a livello europeo. Tutte dimostrano l’importanza di tali meta competenze, addirittura distinte per ruolo all’interno dell’organizzazione. Oggi, da un punto di vista statistico, nella selezione di una persona, le competenze soft contano per il 63 per cento. È un dato chiaramente medio e quindi con un significato relativo, ma è importante il fatto che siano superiori al 50 per cento quindi l’attenzione delle imprese è molto elevata su queste meta competenze proprio perché il modo con cui si lavora e il modello di business che le aziende stanno trasformando, va in questa direzione. Le principali sono sicuramente la capacità di lavorare in gruppo, quindi di cominciare efficacemente, la capacità di risolvere problemi pratici e lo sviluppo creativo che oggi è fondamentale, vale a dire come approccio creativamente l’attività che svolgo quotidianamente.

Mara Swan, Vice Presidente Esecutivo ManpowerGroup Quali pensa siano le chiavi per integrare il lavoro di tre diverse generazioni che lavorano insieme?
Penso che l’integrazione tra generazioni porterà a una migliore produttività, una società più digitale e basata sulla diversità infatti è una società in cui sì le aziende sono più agiate e produttive.

Qual è il ruolo dei Millennials nel futuro mercato del lavoro?
I Millennials giocheranno un ruolo chiave nel mercato del lavoro perché assieme ai baby boomers formano una generazione molto nutrita. Stanno raggiungendo dei livelli di leadership, oggi. Quindi credo che diventeranno un pezzo chiave del mercato del lavoro e il modo in cui guardano il mondo, da sono nativi digitali, aiuterà il business a cambiare, a diventare più efficiente.

In che modo si potrà arrivare alla parità di genere nel mondo del lavoro?
La cosa più importante che possiamo fare oggi è rompere le barriere culturali ed è più facile dirlo che farlo. ManpowerGroup crede che questo vada fatto. Ci sono tre cose che le aziende dovrebbero fare: primo, incoraggiare le donne ad assumersi la responsabilità di profitti e perdite; secondo, avere quella che noi definiamo core conversation, perché noi vediamo che solo 1 dipendente su 5 viene coinvolto in questo tipo di dialogo e questo ha un impatto più negativo sulle donne perché non sollevano mai la mano per chiedere; terzo, è avere un focus a livello aziendale sulla learnability, che è l’abilità e il desiderio di tenere le proprie skill aggiornate per essere impiegabili nel lungo periodo.