Si intitola "Il gelato dopo il mare" l'album che segna il ritorno di Renzo Rubino dopo tre anni di silenzio. Un lavoro molto personale nato in un periodo che ha segnato per Rubino il ritrovamento delle proprie radici. "Avevo bisogno di vivermi la normalità, di costruire un percorso di vita basato sulle cose semplici - dice a Tgcom24 -. E poi scrivere innanzitutto per me. Non voglio arrivare alla gente per quello che sembro ma per quello che sono".
Il cantautore pugliese si è imposto nel panorama musicale italiano grazie a un paio di cruciali esibizioni sanremesi: nel 2013 con un terzo posto e il Premio della Critica Mia Martini a Sanremo Giovani con un pezzo come "Il postino (Amami uomo)", e nel 2014 tra i big, con il primo pezzo, "Ora", che si piazza al terzo posto nella classificale finale, e l’altro, "Per sempre e poi basta", che si aggiudica il Premio per il Miglior Arrangiamento. Poi lo stacco volontario. "Per un periodo ho smesso di fare musica e mi sono dedicato a una serie di passioni che avevo lasciato da parte - racconta -. Come coltivare la terra, dipingere, andare a pescare e godermi il mare. Vivere la mia terra, il Sud, e i miei familiari, a tutto tondo, per ricercare uno spirito diverso. E a un certo punto hanno bussato alla porta: era la musica."
Quindi per te il quotidiano è strettamente correlato con l'ispirazione musicale.
Si, è esattamente questo. Quando ho ricominciato a scrivere sono partito proprio dallo stato di caos che vivevo. A partire dal vivere in una grande città, sempre di corsa. Avevo bisogno di prendermi il tempo per scrivere delle canzoni e anche sbagliare. Devo dire che anche in questo caso sono stato fortunato perché la mia discografica me lo ha permesso.
Ripensando a quel periodo di caos ti penti di qualcosa?
Assolutamente no. Io mi sono divertito tantissimo e non rinnego nulla. Anzi, ringrazio chi mi ha dato l'opportunità di fare il Festival di Sanremo e vivere quei momenti. Poi a un certo punto bisogna crescere: prendersi le proprie responsabilità e capire cosa si vuol fare nella vita. Nel mio caso volevo arrivassero prima le canzoni e quindi avevo bisogno di spogliarmi un po' da un certo contesto.
E quindi cosa hai fatto?
Sono andato via e ho iniziato a narrare quello che vivevo. Per esempio si inizia con un overture che poi va a finire in un pezzo intitolare La mia vita affidarta all'oroscopo della Gazzetta. C'è stato un periodo in cui tutti i giorni andavo a vedere cosa dicevano del segno dei pesci. C'è anche il voto e un 5,5 poteva rovinarmi la giornata.
Una volta arrivata l'ispirazione a questa bisogna dare un vestito. E per questo è stato fondamentale l'incontro con Taketo Gohara.
Io credo che le svolte passino attraverso degli incontri. E quello con Taketo è stato per me una rivoluzione. Io sono stato libero nel comporre, non ho pensato a schemi particolari, e lui è stato capace di scolpire esattamente quello che io volevo, ha tirato fuori il meglio di me. Senza una particolare logica, che fosse commerciale o meno. Totale libertà prendendosi i tempi necessari.
Il disco ha una copertina molto bella, significativa per le tue radici, riportando un'immagine di tuo nonno.
Quando gliel'ho proposto ha detto subito di sì senza fare una piega. E il giorno dello scatto si è mangiato due vaschette di gelato nonostante il diabete. E non gli abbiamo dato indicazioni. Ha preso il senso esatto del disco: è arrivato a 80 anni nonostante i mille acciacchi, continuando a divertirsi e a regalarsi qualche vizio. E per me era fondamentale dare una faccia a questo lavoro.