I fattori di rischio per l’economia globale
Prometeia sostiene comunque che il Prodotto interno lordo italiano aumenterà più del previsto
In più occasioni, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha sottolineato la presenza di fattori che mettono a rischio la ripresa economica. L’ultima, in ordine cronologico, giovedì.
Le (numerose) tensioni geopolitiche non sono le uniche cause d’incertezza per l’economia mondiale. In uno dei suoi ultimi Bollettini economici, la Banca d’Italia osservava che “l’innescarsi e dal diffondersi di spinte protezionistiche, nonché da possibili turbolenze nelle economie emergenti” potrebbero mettere a rischio la ripresa dell’economia italiana (e mondiale). Ma non solo.
Sottolineando che il protezionismo non rappresenta una novità assoluta – dal 2008 al 2016 i Paesi del G20 (sigla che raccoglie le principali economie mondiali) hanno adottato oltre quattromila nuove misure protezionistiche –, il Centro studi di Confindustria osserva che la carenza di credito è uno degli elementi che contribuisce a spiegare la lentezza della crescita dell’economia italiana.
Tra il 2012 e il 2016, in Italia i prestiti alle imprese si sono ridotti per cinque anni di fila, a un ritmo medio del 3,2% all’anno, e la caduta è proseguita anche all’inizio del 2017. Non allentare la stretta creditizia potrebbe mettere a rischio la ripresa italiana.
Del resto, il nesso causale tra il credito e il Prodotto interno lordo è (storicamente) molto solido, osserva il CsC: in passato – ciò vale per l’Italia e per molte altre economie –, la crescita è stata alimentata dai prestiti concessi dalle banche al tessuto imprenditoriale.
Nonostante il permanere di “fattori di rischio internazionali”, Prometeia sostiene che il PIL italiano aumenterà più del previsto. Nel suo ultimo Rapporto di previsione, ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell’Italia: l’economia italiana crescerà tanto nel 2017 (+0,9% da +0,7%) quanto nel 2018 (+0,9% da 0,8%).
Tra i fattori di rischio internazionali, Prometeia include la Cina, che potrebbe tornare ad essere fonte di volatilità per l’economia globale, e l’affievolimento dell’esuberanza dei mercati successiva all’elezione di Trump (tant’è che sono state riviste al ribasso di due decimi la stima di crescita degli Stati Uniti sia per il 2017 sia per il 2018 rispettivamente a +2,2% e +2,7%).
Secondo Prometeia, il PIL globale aumenterà comunque del 3,3% nel 2018 dal +2,8% registrato nel 2016.
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