Amina Muaddi, metà rumena e metà giordana, occhi magnetici, sorriso ammaliante, è una giovanefashion designerdal fascino esotico.
E’ arrivata in Italia per frequentare il liceo e successivamente si è iscritta allo IED. Ha quindi collaborato con leprincipali riviste di modadel nostro Paese, da Vogue Sposa a L’Uomo Vogue, al fianco di Gianluca Cantaro. A seguire, un’importante esperienza a New York presso GQ USA.
Un anno e mezzo sui set più esclusivi, gomito a gomito con i celebrities stylist di personaggi di fama internazionale del calibro di Justin Timberlake. E poi il rientro in Italia, per inseguire un sogno: creare una propria linea di scarpe, fresche, femminili, originali, ma sempre secondo i canoni classici, innovative, ma capaci comunque di sfidare il tempo.
Nel 2013 il lancio sul mercato del brand Oscar Tiye. Nel 2015 la partecipazione a Who's on Next.
Le scarpe di Amina Muaddi, come la sua autentica bellezza, affondano le radici in un’affascinante varietà di culture e tradizioni.
La donna Oscar Tiye non indossa semplicemente un accessorio di lusso, ma calza addirittura un gioiello-portafortuna ai piedi!
Il tuo logo è uno scarabeo. Che cosa rappresenta?
Il logo dello scarabeo è impresso sulla suola di ogni mia calzatura. E’ un simbolo forte che mi riconduce alle mie origini. Nel mondo arabo, infatti, non si tratta di un semplice insetto, ma di un vero e proprio portafortuna. Lo ritroviamo inoltre come protagonista assoluto nella "Malikah", in cui le ali dello scarabeo cingono le caviglie di chi la indossa. Questa scarpa è stata la prima sul mercato ad utilizzare le ali come elemento decorativo, attirando a sé grande attenzione. Ho tratto spunto dallo scarabeo-gioiello che la Regina Tiye, nell'antico Egitto, aveva ricevuto in dono dal marito il giorno delle nozze...
E da qui deriva in parte anche il nome del tuo brand. Che significato assume per te il marchio Oscar Tiye?
Nel mio marchio non volevo vivesse soltanto Amina, ma avevo il desiderio di valorizzare il mio mondo, la mia cultura, le mie radici. Ho scelto quindi un nome importante, carico di significato e di simbologie. Come ti dicevo, Tiye era una regina dell’antico Egitto, mentre Oscar è la forma sincopata che unisce i nomi dei miei due nonni, ma contiene anche un evidente richiamo fonetico al termine scarabeo. E’ tutto un piacevole legarsi ad una realtà che mi appartiene nel più profondo.
Quando hai capito di avere questa irresistibile attrazione per la moda? Come mai le scarpe?
A soli nove anni, stringendo tra le mani una rivista di moda, ho subito realizzato che questo sarebbe stato il mio mondo. La moda per me è una vocazione. Ho inoltre sempre avuto una vera ossessione per le scarpe. Da bambina indossavo i tacchi di mia madre e, di nascosto, uscivo fuori di casa. Ricordo ancora, a quattordici anni, le mie prime scarpe "da donna": beige chiaro, di vernice, con un accenno di tacco, nero e largo. Quando le indossavo mi sentivo una principessa! La scarpa è il sogno dell’universo femminile: oltre ad allungare la silhouette e a slanciare la figura, nell'immaginario di ciascuna di noi rappresenta il lusso. Una donna non acquista una scarpa perché ne ha bisogno, ma la compra con il cuore, per vivere un’emozione.
Quali sono i capisaldi delle tue collezioni? Anticipazioni per la prossima stagione?
Ci sono dei modelli iconici che ricorrono in tutte le collezioni. Ad esempio la “Minnie”, la décolleté con le orecchie, che in breve tempo è diventata virale attraverso la forza dei social network. Oppure la "Antoinette", con le caratteristiche rouches, che rappresenta la mia personale interpretazione della figura di Maria Antonietta, giovane, sensuale, vulnerabile e romantica, come nel film di Sofia Coppola. E naturalmente la "Malikah", il sandalo con le ali. La mia nuova collezione, invece, vuole essere un omaggio a Manolo Blahnik, stilista che ha inventato un nuovo modo di fare scarpe, con sottile ironia ma senza mai diventare pop. In suo onore ho proposto un’intera linea con fibbia in Swarovski. Dalla mia passione per le fibbie è nato anche il logo che riprende le iniziali del mio brand: un accessorio bello, con forte identità, ma sobrio e discreto. Mi piace giocare con i materiali, ad esempio il lurex a pelo lungo: originale, divertente e brioso, ma sempre facile da indossare. E poi non possono mancare i miei best sellers, i booties stretch, in varie declinazioni di altezze e materiali. Allungano la figura e vestono ogni tipo di caviglia.
A quale donna ti rivolgi? Esiste un look ideale per indossare le tue calzature?
La donna Oscar Tiye è femminile, raffinata, ironica, curiosa, attratta dalla modernità, senza però mai rinunciare all'eleganza. Le mie calzature valorizzano la femminilità con garbo, evitando toni eccessivi o esasperati. Sono scarpe "bilanciate", dalle linee minimal: basta un dettaglio al posto giusto per esaltare la semplicità con stile. Le calzature per me non devono essere solo belle da vedere ma soprattutto da indossare. Inoltre non devono mai costituire un vincolo per il look. Le Oscar Tiye si possono abbinare con qualsiasi tipo di abbigliamento in ogni occasione: con i jeans, con l’abito da red carpet, con il vestitino da cocktail, con gli shorts o con il cappotto.
Che cosa ti ispira?
Sono cresciuta in tanti Paesi ma ho vissuto per la maggior parte della mia vita in Italia. Il rischio era quello di perdere le mie radici. Per questo cerco spesso l’ispirazione nelle mie origini. La mia prima collezione è stata un vero e proprio inno alla cultura mediorientale. Tutti i modelli avevano nomi arabi, mi sono lasciata sedurre dal fascino dell’architettura, delle ceramiche e delle tradizioni di quel mondo. Nella mia nuova collezione invece faccio riferimento agli usi e costumi della Romania. Ho infatti reinterpretato la "Opinća", scarpa tradizionale in cuoio, che viene indossata nelle zone rurali con calze di lana molto pesanti. Più in generale, però, mi muovo istintivamente verso qualsiasi cosa catturi la mia attenzione in un determinato momento.
Cosa sogna Amina Muaddi per se stessa e per Oscar Tiye?
Desidero che il mio brand cresca ancora molto di più e vorrei aprire una boutique monomarca. Nel mio futuro personale invece mi piacerebbe essere più rilassata! Non vorrei diventare schiava delle tempistiche rigorose del sistema moda. Sogno di poter sviluppare la mia creatività in un contesto più disteso, dove nessuno detta le regole, a parte le stagioni. E poi chissà, un giorno potrei uscire addirittura da questo business, ritirarmi in Venezuela, in un paesaggio incontaminato dove riscoprire le vere priorità, spesso offuscate dalla superficialità e dall'apparenza che governano il nostro mondo…diciamo però magari over sixties!