"Oggi è il compleanno di una mia fotografia, ma non un semplice compleanno, un quarto di secolo, una data tonda, importante che non è possibile dimenticare o far passare inosservata". Scrive così sul suo blog il reporter Tony Gentile, a proposito della foto-simbolo che immortalò quel 27 marzo 1992 Giovanni Falcone sussurrare all'orecchio del collega Paolo Borsellino, che risponde alle sue parole con un sorriso complice. Fu quella l'ultima volta che vedremo insieme i due magistrati in prima linea contro Cosa Nostra: poche settimane dopo quello scatto e a poche settimane di distanza la mafia li zittì per sempre a suon di bombe.
"Ogni fotografia ha una vita. Ogni fotografia ha una storia. Ogni fotografia conserva in sé una memoria. E se ha una vita ha anche un giorno in cui è nata e quel giorno è il suo compleanno", continua Gentile sul post che ha intitolato "Le vite di una fotografia". L'occasione giusta, dunque, per tornare indietro nel tempo, a quel fatidico giorno: "E' un venerdì pomeriggio di fine marzo e da Il Giornale di Sicilia arriva la richiesta di un servizio su un incontro in cui si parlerà di 'Mafia e Politica'. Un avvenimento non molto interessante dal punto di vista visivo ma ci sono personaggi importanti, che mi interessa fotografare per il mio archivio, perché sono personaggi di cui si parla molto sui giornali nazionali e allora come a volte succede può venir fuori una bella foto, interessante e che potrei usare al di là dell'assegnato di quella sera".
Mai intuizione fu così previdente. "Ad un tratto quel qualcosa che avevo sperato succede, Falcone e Borsellino si avvicinano, Giovanni dice qualcosa a Paolo, sicuramente non parlano dei temi del dibattito, deve essere una battuta ma non ho tempo per capire; devo avvicinarmi, devo mettermi davanti a loro, inquadrare, mettere a fuoco e scattare. In quel preciso istante, un 60esimo di secondo della mia Nikon F3 si materializza una foto, un sorriso, una spontaneità, una rilassatezza, una complicità, un senso di amicizia che mai mi era successo di vedere prima tra questi due uomini".
"La mia fotografia di Giovanni e Paolo ha avuto tante vite. La prima vita è quella che ricordo oggi, il suo compleanno, il giorno in cui è stata impressionata per sempre sull’argento della mia pellicola. (...) diventa un susseguirsi di pubblicazioni, di fotocopie, di manifesti, di magliette, di lenzuoli portati dalla gente durante le manifestazioni, nei cortei, nelle catene umane. Ma anche manifesti affissi e poi strappati nelle strade strette di Corleone. La fotografia - conclude Gentile - prende vita e si trasforma in memoria collettiva, suggestioni, pensieri, condivisioni, fino a diventare icona".