Dalla variante inglese a quella giapponese, ecco cosa sappiamo sulle più diffuse mutazioni del Covid
La "britannica" è la predominante in Italia, mentre preoccupa quella scoperta a Tokyo che sarebbe capace di ridurre l'efficacia dei vaccini
Mentre in Italia prosegue la campagna di vaccinazione, in tutto il mondo si diffondono nuove varianti di Covid. Nel nostro Paese la più diffusa è quella inglese: l'86,7% dei casi, infatti, deriva dal ceppo proveniente dalla Gran Bretagna. Ma circolano anche le varianti brasiliana, sudafricana e nigeriana. Intanto a Tokyo è stata segnalata una nuova mutazione, che sarebbe capace di ridurre l'efficacia dei vaccini.
Quando un virus si replica o crea copie di se stesso a volte cambia leggermente e questi cambiamenti sono chiamati "mutazioni". Un virus con una o più nuove mutazioni viene indicato come una "variante" del virus originale. Attualmente sono state identificate in tutto il mondo centinaia di varianti di questo virus.
Variante inglese Nota anche come B.1.1.7, la variante inglese ha dimostrato di avere una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti in circolazione, che si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni. Finora è stata identificata in 33 Paesi. Secondo alcuni virologi, la mutazione rende il virus più contagioso dal 30% al 50% rispetto ad "altre varianti" in circolazione e potrebbe avere una mortalità superiore dal 30% al 70%.
Variante sudafricana La variante sudafricana, nota anche come B.1.351, dai dati preliminari pare essere caratterizzata da ampia trasmissibilità (50% più trasmissibile rispetto alle varianti circolanti precedentemente in Sud Africa), mentre al momento non è chiaro se provochi differenze nella gravità della malattia.
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Variante brasiliana Gli studi hanno dimostrato che la variante brasiliana ha una potenziale maggiore trasmissibilità, ma non sono disponibili evidenze sulla gravità della malattia. Ha modificazioni riscontrate soprattutto a livello della proteina Spike. Si tratta quindi della variante che è andata incontro al maggior numero di cambiamenti di conformazione.
Variante nigeriana A differenza in particolare della mutazione britannica, per quella nigeriana (B.1.525) non ci sarebbero evidenze dirette di una maggiore trasmissibilità. Inoltre non condivide lo stesso genere di mutazioni trovate in quella sudafricana. A differenza dell'inglese, della sudafricana e della brasiliana, al momento la variante nigeriana non è considerata una variante "di preoccupazione" ma solo "di interesse", in attesa di ulteriori studi. La presenza di mutazioni già note renderebbe infatti il suo comportamento "prevedibile".
La variante giapponese Negli ultimi giorni una nuova variante del virus è stata segnalata in Giappone: denominata E484K, la mutazione allarma le autorità nipponiche poiché risulterebbe capace di ridurre l'efficacia dei vaccini anti-Covid attualmente disponibili. Questa variante - che avrebbe caratteristiche assimilabili sia alla variante inglese sia a quella sudafricana - è stata segnalata anche in Austria e si starebbe diffondendo negli Stati Uniti.
L'efficacia dei vaccini sulle varianti I primi dati confermano che tutti i vaccini attualmente disponibili in Italia sono efficaci contro la variante inglese. Mentre sono in corso studi per confermare l’efficacia dei vaccini sulle altre varianti.
La diffusione delle varianti in Italia In Italia al 18 marzo la prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2 era del 86,7%, con valori oscillanti tra le singole Regioni tra il 63,3% e il 100%. Per quella brasiliana la prevalenza era del 4% (0%-32,0%), mentre le altre monitorate erano sono sotto lo 0,5%. La stima derivava dall'indagine rapida condotta dall'Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler..
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