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Il costo del lavoro in Italia e l'incidenza del cuneo fiscale

Il nostro Paese è il quarto nell'area Ocse per la quota del cuneo fiscale sul totale del costo del lavoro

Nel quarto trimestre del 2016, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il costo orario del lavoro (somma delle retribuzioni lorde e degli oneri sociali) in Europa è nuovamente aumentato, segnando un +1,6% nell’area della moneta unica ed un +1,7% nell’Unione europea (rispettivamente +1,5% e +2,2% nel quarto trimestre del 2015). È quanto emerge dalle ultime rilevazioni dell’Eurostat.

L‘istituto di Statistica della Commissione europea spiega che i Paesi che hanno riportato l’incremento maggiore sono la Romania, con un +12,3% la Lituania con un +10,7%, la Lettonia con un +8,1% e la Bulgaria con un +8%. Le diminuzioni più consistenti del costo del lavoro, invece, si sono registrate in Grecia ed Austria, rispettivamente con il -0,5% ed -0,1%.

Per quanto riguarda invece il nostro Paese, l’Eurostat indica una variazione nulla, a fronte di del calo dello 0,9% registrato nel gennaio del 2016. Osservando invece il costo orario del lavoro nei principali settori, dalle tabelle si può notare come nell’industria si sia registrata una contrazione dello 0,2% (contro il +1,8% della media delle Eurozona e il +1,7% dell’Ue28), mentre per i servizi si rileva una crescita dell’1,1% (+1,5% nell’Eurozona e +1,6% nell’Ue28) e del 2,8% per le costruzioni (+2,3% nell’Eurozona e +3,1% nell’Ue28).

L’indice del costo del lavoro è un indice molto importante perché calcola quanto, appunto, costa un lavoratore ad un'azienda. Il problema è che questo costo non è legato solo ai salari dei dipendenti ma anche a tutte quelle tasse che direttamente o indirettamente vanno a togliere risorse al lavoratore, ovvero il cuneo fiscale, che, di fatto, vale circa la metà del totale del costo del lavoro in Italia.

Secondo i calcoli dell’Ocse (relativi al 2015), in Italia, fatto cento il costo del lavoro totale, lo stipendio ne rappresenta il 51%, mentre il cuneo fiscale ben il 49%. Una quota che pone il nostro Paese al quarto posto nella classifica dell’area, piazzandoci alle spalle di Germania, con il 49,4%, Austria, 49,5%; e Belgio, 55,3%.

Un interessante studio diffuso recentemente dalla Cgia di Mestre – realizzato esaminando le buste paga di due lavoratori dipendenti occupati nel settore metalmeccanico dell’industria – ha evidenziato come in uno dei due casi, riguardante un operaio, alla luce di uno stipendio mensile di circa 1.350 il costo totale per l’azienda sia di circa 2.350 euro. Una cifra data dalla somma della retribuzione lorda, pari a 1.791 euro, e dal prelievo contributivo a carico del datore di lavoro, pari a 566 euro. Da ciò si capisce come il cuneo fiscale sia di 979 euro: il 41,5% del totale del costo del lavoro a carico dell’azienda.

Il secondo caso invece, in cui la Cgia considera un impiegato con una busta paga di poco superiore ai 1.700 euro, il costo del lavoro è di 3.200 euro, composto da 2.483 euro di retribuzione mensile lorda e da 729 euro do contributi mensili versati dall’azienda, per un cuneo fiscale di 1.503 euro: il 46,8% del totale del costo del lavoro.

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