LA GIOVANE ATTRICE NEL FILM "CHI SALVERA' LE ROSE?"

Guenda Goria, dall'Isola a un film sull'amore gay

La giovane attrice figlia di Maria Teresa Ruta e Amedeo Goria a Tgcom24 : "Affronto la vita con l'amore..."

di Antonella Fagà

Classe 1988, una laurea in filosofia estetica, un diploma in pianoforte al Conservatorio di Milano e uno al centro sperimentale di Roma e poi corsi di recitazione, stage e tanto, tanto lavoro. Guenda Goria, giovane attrice figlia di Maria Teresa Ruta e Amedeo Goria, non ha perso tempo. Appena lasciato un palcoscenico milanese, ne solca subito un altro a Roma (22 marzo-9 aprile). Intanto al cinema recita nel film “Chi salverà le rose?” di Cesare Furesi, con Carlo Delle Piane e Lando Buzzanca, una delicata storia d’amore fra due uomini anziani. "L'amore? Non ha a che fare con l'orientamento sessuale..." racconta l'attrice a Tgcom24.

Opera prima del regista Cesare Furesi, il film mette in scena l'amore omosessuale più dolce, quello senile, fatto di tenerezze e quotidianità, tra Giulio, ovvero l'Avv. Santelia, interpretato da Carlo Delle Piane in un singolare spinoff di "Regalo di Natale" di Pupi Avati e Claudio (Lando Buzzanca) da tempo allettato e suo compagno di una vita. Ma non solo. Nel film c'è anche l'amore fra due padri e una figlia, due nonni e un nipote, un ragazzo e una ragazza... Guenda Goria interpreta il ruolo di Elisabetta, fidanzata del giovane protagonista (nel film figlio del personaggio interpretato dall’attrice Caterina Murino) e a Tgcom24 spiega: "Le rose del titolo hanno a che fare con l'amore, sono rose rosse, il simbolo di questo amore-euforia tra i due protagonisti. Prendersi cura delle rose, salvarle, è una linea metaforica che viaggia nel film e accomuna tutti i personaggi, le rose e l'amore sono il fil rouge che lega tutti quanti e tutti i complessi rapporti all'interno del film, compreso il mio Elisabetta con il figlio della protagonista. Salvare le rose significa prendersi cura dell'amore e degli altri. Chi non ama i fiori, dice Lando Buzzanca nel film, non ama abbastanza. L'amore richiede dedizione".

Qual è la tua posizione rispetto al tema dell'amore omosessuale?
Non faccio nessuna differenza, non è un tema per me, credo che abbia a che fare con la mia generazione... ma non vedo una differenza tra l'amare una persona del proprio sesso o dell'altro e in fondo penso che un po' di bisessualità sia un connaturata in ognuno di noi. L'amore non ha a che fare con l'orientamento sessuale, è un fatto diverso.

Un film ma anche tanto teatro per te. Recentemente sei stata la regista dello spettacolo teatrale "Nel buio dell'America", opera di Joyce Carol Oates, al teatro Litta di Milano con tua madre Maria Teresa Ruta nei panni di una delle protagoniste...
Una bellissima avventura passare dall'altra parte. Per un'attrice è importante, è un'esperienza che ti dà molto. Ho lavorato con mia madre ed è stato divertente ma anche un'esperienza molto profonda. Soprattutto c'è stato un bello scambio umano e di opinioni tra noi, perché eravamo su un territorio neutro rispetto a quello della famiglia e ognuno ha potuto esprimere il proprio modo di vedere le cose e la vita, il proprio punto di vista senza timori e barriere. Lei si è affidata in maniera molto serena a me come regista. Sono perfino arrivata a dirle scherzosamente: se non fai come dico io... ti spengo.

Dal 22 Marzo al 9 Aprile sarai invece al Teatro La Cometa di Roma con “Risiko, quell’irrefrenabile voglia di potere” di Francesco Apolloni in cui interpreterai il ruolo di una giovane donna piuttosto amorale...
Lo spettacolo a Roma è uno spettacolo forte e cattivo. Mi viene da citare 'Il potere non ha mai ali candide', perché il quadro che ne esce è di una forte amoralità e cinismo, è come una partita a risiko tra i personaggi e nella vita, un gioco in cui si gioca insieme, ma ognuno gioca per sé. Cinismo e amoralità appartengono alla vita perché come dice lo Zeno di Svevo 'la vita è una malattia sempre mortale'. Nasciamo e moriamo soli ed è una continua lotta per la sopravvivenza, per andare avanti e trovare un proprio posto nel mondo. Bisogna combattere.

E tu come combatti?
Io cerco di andare avanti con l'amore e con la volontà costruttiva di fare delle cose Ho sempre cercato di mantenere una dignità e dei punti fermi con me stessa, perchè altrimenti il mondo ti mangia e ti ruba l'anima.

Nel 2010 sei naufragata sull'"Isola dei famosi", da allora ne hai fatta di strada...hai trovato la tua isola?
La mia isola è nel dialogo costante con me stessa, un dialogo e un confronto molto onesto. Ma anche nella ricerca quotidiana, per non rischiare di non capire più chi si è.
Cerco di fare un percorso personale, cerco di fare ciò che mi appartiene di più. Poi in realtà resto una persona molto incostante e inquieta, sono una naufraga perenne, un'irrequieta. Ma cerco di veicolare l'inquietudine in qualcosa di costruttivo, di trasformarla in qualcosa di bello e utile.
E soprattutto cerco di affrontare la vita con l'amore. Mi piace l'incontro con l'altro, la condivisione e ne esco sempre arricchita. Ho bisogno di amore in quello che faccio, di stare bene con le persone, di armonia. Se non avessi l'amore non farei quello che faccio.

Sull'isola in cui naufragherai ci sarà più cinema o più teatro?
Il cinema mi piace davvero tanto in questo momento della mia vita. Ho fatto tanto teatro e sono felice, perché il teatro è il luogo dove io mi sento più a casa, ma in questo momento della mia vita, se ci fosse la possibilità, vorrei un bel ruolo al cinema, un ruolo adatto a me, pensato e scritto su di me, con delle corde che posso avere solo io e non un'altra interprete.

Con quale regista per esempio?
Paolo Virzì scrive delle cose sulle donne molto poetiche e piene di sfaccettature e ha uno sguardo poetico sulle donne e sul femminile. Mi piacerebbe lavorare per lui. Ma anche proseguire con Furesi, che spero possa avere una lunga carriera ... Mi piace molto, ha uno sguardo poetico, profondo molto bello e sa toccare argomenti complessi in punta di piedi.

Che relazione c'è ora con i tuoi genitori?
E' un rapporto sempre in costruzione. Ho capito col tempo che anche il rapporto con i genitori è uno di quelli di cui ci si deve prendere cura come con le rose. All'inizio del mio percorso mi sono confrontata poco con loro perché sono una persona molto orgogliosa, oggi invece mi fa molto piacere averli accanto, coinvolgerli, sapere che seguono le cose che faccio, confrontarmi con loro. Adesso sono più disponibile e non ho più paura di perdere la mia identità. Ho lavorato tanto, ho sbagliato tanto e ho imparato tanto e loro si sono trovati davanti una figlia che quasi non riconoscevano più...

Cosa pensi ti abbiano insegnato in particolar modo?
Papà mi ha insegnato a non giudicare la gente, ad essere aperta a non fare differenze sulle persone. Lui è un uomo con una grande sensibilità artistica e poetica... Mia madre invece è un carrarmato, è una che non si ferma mai come me... ma io faccio più fatica mi stanco di più, lei invece va avanti sempre col sorriso. Io sono più riflessiva, più intellettuale e vedo anche il lato buio delle cose, le ombre.
Lei però mi ha insegnato la passione per il lavoro, per la vita, una dose di follia e l'entusiasmo per andare avanti... sempre.