Recentemente il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha indicato nel rilancio della produttività uno degli obiettivi principali dell'Unione europea. Ciò vale in modo particolare per l'Italia.
Una delle ultime analisi dell'ISTAT rivela che, nel nostro Paese, tra il 1995 e il 2015 la produttività del lavoro – calcolata come il valore aggiunto per ora lavorata – è cresciuta mediamente dello 0,3% all'anno, al di sotto tanto della media UE (+1,6%) quanto di quella Eurozona (+1,1%).
Contemporaneamente altri Paesi mostravano tassi di crescita in linea con la media europea: Germania (+1,5%), Francia (+1,6%), Regno Unito (+1,5%). Anche il tasso spagnolo si è attestato su valori inferiori alla media europea, ma mantenendosi al di sopra di quelli italiani (+0,6%). Nel 2015, l'Italia è stato l'unico paese a registrare una flessione della produttività del lavoro (-0,3%), in un contesto tuttavia di rallentamento che ha coinvolto anche Germania, Francia e Spagna, che pure hanno evidenziato variazioni positive.
La Commissione europea spiega che l'andamento della produttività italiana continua ad essere influenzato dal “ristagno” della produttività totale dei fattori e dal fatto che gli investimenti non sono ancora ripartiti, dopo il netto calo registrato nel corso della crisi economica. Molti altri sono i fattori che incidono (negativamente) sulla debole crescita della produttività. Bruxelles ne indica alcuni: le carenze del funzionamento dei mercati del lavoro, dei capitali e del prodotto, a cui si sommano “le inefficienze” della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario.
All'elenco degli ostacoli strutturali alla crescita della produttività, l'OCSE – l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico – aggiunge anche lo “scarso livello di concorrenza”. Secondo le stime della Commissione europea, in Italia, la produttività del lavoro dovrebbe crescere solo “moderatamente nel 2017 e nel 2018”, restando comunque ben al di sotto del tasso di crescita previsto per la zona euro.
Allargando l'orizzonte temporale, il Fondo monetario internazionale (FMI) avverte che, tra i Paesi dell'UE, l'Italia rischia di pagare il prezzo più alto in termini di mancata produttività a causa dell'invecchiamento della forza lavoro.