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Pisapia lancia Campo progressista: "Renzi? Non è un nemico"

Al Teatro Brancaccio di Roma l'ex sindaco di Milano presenta la sua nuova creatura politica: "L'Italia ha bisogno di discontinuità"

Giuliano Pisapia presenta a Roma la sua creatura politica, "Campo progressista", definendola un "lievito, quasi un embrione" del nuovo centrosinistra, che, spiega, se vuole tornare a vincere dovrà essere capace di tenere insieme "gentilezza e capacità di decidere". Pisapia, dal palco del teatro Brancaccio, prende le distanze nel "merito e nel metodo" dal Lingotto di Renzi, stando attento però a non chiudere il rapporto con l'ex premier.

Pisapia prende le distanze dal Pd, ma non chiude la porta - "Io non ho avversari, lavoro per conto mio ma il Pd - avverte l'ex sindaco di Milano - deve comprendere che non rappresenta più tutto il mondo del riformismo vero". Prova ne sarebbe, è il ragionamento, la platea che è in sala e che si alterna anche sul palco: un mondo che vuole parlare di diritti di cittadinanza, di lavoro, di ambiente, di politiche di genere, cambiando così l'agenda di governo. E a cui "vogliamo offrire - dice con chiarezza Pisapia - una casa per lavorare insieme".

I cittadini base per le "Officine delle idee" - Basta quindi con il refrain della rottamazione: "Io - dice infatti Pisapia a un pubblico che fra gli altri vede anche la presidente della Camera Laura Boldrini - mi metto a disposizione e oggi sono ancora più rinvigorito, più convinto ad andare avanti". L'iniziativa a Roma punta dunque a costruire "la prima casa nazionale del Campo aperto", che viene però affiancata da un progetto che ha l'ambizione di essere capillare sul territorio: nascono infatti le 'Officine per le idee', luoghi aperti a tutti, iscritti ai partiti tradizionali e semplici cittadini, dove "si vogliono generare idee", spiega il coordinatore di Campo Progressista Alessandro Capelli.

Chi pensa a circoli o sezioni va però fuori strada, assicurano: non si tratta infatti di formare classi dirigenti con progetti calati dall'alto ma di mettere insieme esperienze. Quindi si potrà dare vita a una nuova Officina anche a casa propria.

Pisapia: "All'Italia serve discontinuità" - D'altro canto, "una cosa bella - dice Pisapia parafrasando il nome delle iniziative di Campo progressista - non può avere un volto solo, una persona sola al comando. L'Italia ha di fronte sfide e problemi complessi e non è il leader che manca. Quello che serve è una netta e forte discontinuità rispetto a questi ultimi anni".

Parola invocata più volte anche fuori dal palco dagli ex Pd Roberto Speranza e Francesco La Forgia, che piace agli ex Sel come Ciccio Ferrara e Massimiliano Smeriglio ma anche a chi come il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha ancora la tessera Dem in tasca. Più che aver bisogno di un capo, secondo però Zingaretti, il Paese e la sinistra hanno bisogno di un leader che sia in grado di coniugare "pluralismo e unità".

Un identikit che porta dritto all'ex sindaco di Milano. Al Lingotto comunque non credano, è il messaggio, che basti l'autocritica: dobbiamo "comprendere - dice Pisapia - se chi si è accorto di aver sbagliato, sia ora capace di svoltare".

Pisapia al Pd: "O Verdini o noi" - Una svolta che parte anche dalle alleanze: Pisapia chiede che il giorno stesso delle primarie il Partito democratico dica con chiarezza se pensa di "continuare a poggiarsi al nuovo centrodestra e Verdini", scelta incompatibile con il nuovo centrosinistra, che guarda infatti allo "spirito di coalizione del primo Ulivo". Perchè 'Campo progressista' non è e non vuole diventare, rivendicano i protagonisti, l'ennesimo partitino.

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