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Fisco, la richiesta degli Usa: serve una tassa minima globale sulle società per evitare i trasferimenti per motivi fiscali

Il piano del presidente Biden che teme la grande fuga all'estero dopo l'aumento delle tasse sulle imprese. Il segretario al Tesoro, Yellen: "Stiamo lavorando con i Paesi del G20 per un accordo"

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Una tassa minima mondiale sulle società per evitare che si trasferiscano per motivi fiscali. E' la proposta del segretario al Tesoro americano Janet Yellen. "Stiamo lavorando con i Paesi del G20 per un accordo su una tassa minima globale che possa fermare la corsa al ribasso", ha detto. Secondo la Yellen, la creazione di un'imposta minima globale aiuterà a portare stabilità e favorirà la concorrenza.

A lanciare la sfida è stato il presidente Joe Biden che, dopo aver presentato il piano da oltre 2mila miliardi di dollari per ricostruire l'America grazie a un aumento delle tasse sulle imprese, teme ora la grande fuga all'estero, nei Paesi che hanno aliquote fiscali più vantaggiose. Così, per correre ai ripari, l'inquilino della Casa Bianca ha deciso di mandare in avanscoperta il segretario al Tesoro Janet Yellen, la cui popolarità e la cui statura a livello internazionale potranno essere fondamentali non solo per convincere Wall Street della bontà della ricetta Biden, ma anche per vendere il piano della sua amministrazione all'estero e portare le istituzioni e i governi stranieri dalla parte di Washington.

A partire dall'incontro con i ministri finanziari e i governatori delle banche centrali del G20 in programma mercoledì nell'ambito dei lavori di primavera del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale. "Stiamo già lavorando con gli altri Paesi per un accordo su una tassa minima globale che possa fermare la corsa al ribasso e garantire stabilità, concorrenza, innovazione e crescita", ha affermato l'ex numero uno della Federal Reserve, intervenendo al Chicago Council on Global Affairs e sottolineando come "la concorrenza non è solo un fatto di fusioni e acquisizioni, ma significa anche assicurarsi che i governi abbiano un sistema di imposizione fiscale stabile in grado di raccogliere entrate sufficienti da investire nel bene pubblico e nella risposta alle crisi".

L'intenzione dunque è di spingere per l'armonizzazione dei regimi fiscali sulle imprese a livello internazionale, inserendo il tema nell'agenda della presidenza italiana del G20 e portando gli altri governi sulla linea Biden,  che prevede di alzare l'aliquota sulle aziende al 28%, dal 21% che era stato deciso nel 2017 col taglio delle tasse firmato Donald Trump. La preoccupazione delle società e delle multinazionali Usa è grande e già le grandi banche fanno i conti su quanto l'operazione verrebbe a costare. Anche se al momento Wall Street non sembra risentirne, con una corsa ancora una volta da record sulla scia del grande ottimismo che serpeggia tra gli investitori sulla ripresa dell'economia americana.

L'amministrazione Biden premerà sul G20 anche sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici e quello della vaccinazione dei Paesi più poveri. Ecco allora che Yellen è pronta a lanciare un appello per mettere sul piatto altri 650 miliardi di dollari in 'Special Drawing Rights', i diritti speciali di prelievo garantiti dal Fondo monetario ai Paesi in via di sviluppo. Intanto Biden, che già ha portato a casa 1.900 miliardi di dollari in aiuti  all'economia e presentato il piano da oltre 2 mila miliardi per le infrastrutture, si appresta nei prossimi giorni a lanciare l'altra gamba di quello che ha chiamato American Jobs Plan, un nuovo maxi piano da altri 2 mila miliardi a favore di sanità, assistenza, istruzione e famiglie. Questo,
nelle sue intenzioni, da finanziare con un aumento delle tasse sui Paperoni e sugli americani piu' ricchi, quelli con un reddito superiore ai 400mila dollari l'anno.
 

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