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Coppia acido, confermata l'adottabilità del figlio di Martina Levato

Respinti i ricorsi della giovane e del padre del bambino, Alexander Boettcher. Entrambi sono stati condannati per le aggressioni

La Corte d'Appello di Milano ha confermato l'adottabilità del figlio di Martina Levato, l'ex studentessa bocconiana condannata a 20 anni in appello per le aggressioni con l'acido. I giudici della sezione Minori e famiglia hanno respinto i ricorsi della giovane e del padre del bambino, l'ex amante della Levato Alexander Boettcher, anche lui condannato per i blitz. A ottobre il Tribunale dei minori aveva dichiarato il piccolo adottabile.

Il Tribunale dei minori: "Preoccupante mancanza di capacità critica" - Tra le motivazioni del provvedimento dello 6 ottobre, con cui i giudici minorili avevano anche stabilito che né i genitori né i nonni possano più vedere il bimbo, il collegio, presieduto da Emanuela Gorra, aveva puntato il dito in particolare sulla "preoccupante mancanza di capacità critica e di riflessione rispetto alle proprie fragilità da parte di tutti i familiari che costituisce elemento ostacolante e, ancor più, impeditivo di ogni possibile futuro cambiamento e miglioramento della relazione" con il bambino.

Difesa Levato: mamma e figlio in "custodia attenuata" - E adesso, la conferma del collegio Canziani-Caccialanza-Troiani in Appello. La difesa della Levato, rappresentata dal legale Laura Cossar, oltre a chiedere di sospendere l'esecutività del verdetto di primo grado, nel merito aveva chiesto come prima ipotesi il collocamento di lei e del piccolo all'Icam (Istituto di custodia attenuata per madri detenute), in subordine l'affido a un'altra famiglia ma con la possibilità di incontri tra madre e figlio e in estremo subordine l'affido ai nonni materni.

Boettcher: richiesta di affidameno alla madre di lui - Boettcher, invece, aveva ribadito davanti alla Corte la richiesta di affidamento del piccolo a sua madre: non a lui perché non voleva che crescesse in un ambiente carcerario e nemmeno a Martina: entrambi sono in carcere da oltre 2 anni. Il legale della Levato, tra l'altro, aveva anche chiesto, in prima battuta, che venisse di nuovo disposta una consulenza tecnica d'ufficio sulla capacità genitoriale della giovane, perché la prima perizia, a detta della difesa, è stata "molto affrettata" e i periti sono giunti alle loro conclusioni dopo "una sola ora di osservazione dell'incontro mamma-bimbo".

"Ho molto riflettuto e non ho risentimenti verso il Tribunale che mi ha strappato mio figlio, ma non smetterò mai di lottare per il mio bambino", aveva detto Martina Levato davanti ai giudici in appello, lasciando intendere che andrà fino in Cassazione.

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