Ancora scintille fra Germania e Turchia. Al centro ci sono i divieti che tre città tedesche hanno imposto ai comizi di politici turchi in vista del referendum sul presidenzialismo del 16 aprile e la detenzione da parte di Ankara di un giornalista turco-tedesco accusato di sostenere il terrorismo e di essere "un agente tedesco". "In Germania - ha detto Erdogan parlando a Istanbul - non permettono ai nostri amici di parlare. Lasciateglielo fare".
Le prime tensioni legate alla campagna referendaria si sono accese all'inizio della settimana, mentre la situazione era già tesa per l'arresto del giornalista Deniz Yucel, corrispondente del giornale tedesco Die Welt. Tre città, Gaggenau, Colonia e Frechen, hanno annullato appuntamenti organizzati da Ankara a cui avrebbero dovuto partecipare ministri turchi, in vista del referendum costituzionale del 16 aprile sulla riforma di stampo presidenzialista proposta dal governo di Ankara.
Non ha subito variazioni invece il comizio del ministro turco dell'Economia, Nihat Zeybekcy a Leverkusen. Poiché in Germania vivono oltre 1,5 milioni di persone di origine turca, la più grande comunità di espatriati nell'Unione europea, Ankara ha grande interesse a tenere comizi nel Paese, ma proprio in questa città è stato arrestato ilcorrispondente fermato lo scorso 17 febbraio e ora in carcere, da dove ha dettato una lettera pubblicata oggi dal Welt am Sonntag. "Qui alla prigione di Silivri sono in una cella individuale. Ciò è molto inquietante. Sono trattato bene, ma essere da solo è quasi una forma di tortura", ha scritto, dicendo che dalla sua condizione di isolamento "non può comunicare con nessuno". Erdogan lo ha accusato di "essersi nascosto nell'ambasciata tedesca in quanto membro del Pkk e agente tedesco".
Oltre alle accuse e alle frecciate, giovedì il ministro degli Esteri turco Mevlut Çavusoglu ha convocato l'ambasciatore tedesco per esprimergli disappunto. Il turco ha accusato Berlino di sostenere l'opposizione contraria alla riforma, e ha detto: "Non siete i capi della Turchia, non siete un Paese di prima classe e la Turchia uno di seconda classe", quindi "se volete mantenere le relazioni con noi dovete imparare a comportarvi". Da parte sua, il ministero degli Esteri tedesco ha fatto presente che il governo centrale non ha nulla a che vedere con le cancellazioni e che Ankara avrebbe dovuto smettere di "gettare benzina sul fuoco". Poi, Cavusoglu ha sentito al telefono l'omologo tedesco Sigmar Gabriel, concordando un incontro per l'8 marzo in Germania.
Ieri c'è poi stata una telefonata fra il premier turco Binali Yildirim e la cancelleria tedesca Angela Merkel, per abbassare la tensione. E oggi Gabriel con un articolo sul Bild am Sonntag ha lanciato un altro segnale distensivo: "Non dobbiamo lasciare che si rovini la base d'amicizia tra i nostri due Paesi", "chiudere i canali di dialogo non è una politica adeguata". Ma di tutt'altro tono è stato il commento odierno di Erdogan, che a un comizio a Istanbul ha tuonato: "La Germania si è allontanata dalla via della democrazia. Le sue attuali azioni sono paragonabili a quelle del periodo nazista".
Il ministro della Giustizia Heiko Maas ha inviato una lettera all'omologo parlando di "smantellamento dello stato di diritto" e di trattamento "sproporzionato". Aggiungendo: "Se la Turchia non fa suoi i valori chiave europei, più strette relazioni con l'Ue saranno più difficili, se non impossibili". Da Tunisi, Merkel venerdì aveva affermato: "Sosteniamo la libertà di espressione e possiamo criticare la Turchia".