Le camicie rosse e dorate in Messico, quelle azzurre in Sudafrica, quelle d'argento negli Stati Uniti. Con la fine di Mussolini e delle sue camicie nere, il fascismo ha superato i confini italiani per trasformarsi in fascismi, sia di movimenti che di governi in tutto il pianeta, dall'America Latina al mondo arabo, dall'estremo Oriente al Sudafrica.
Il tema è argomento di approfondita e scrupolosa indagine storiografica in "Fascismi nel mondo" (Solfanelli editore) di Sergio Pessot, fotografo e storico genovese, già autore di sei volumi di ricerche storiche con Piero Vassallo dal 2004 al 2016.
Cosa l'ha spinta a indagare gli sviluppi dell'ideologia fascista nel mondo?
"Il motivo delle mie indagini è legato al fatto che questo fenomeno dal 1922 al 1939 ha investito 60 Paesi nel mondo, ma se ne è sempre parlato pochissimo, a partire dal Dopoguerra, quando piuttosto il tema fu rimosso. Quindi all'inizio del lavoro ero curioso di vedere dove mi avrebbero portato queste ricerche. Così ora con questo libro mi inserisco nel panorama storiografico internazionale, tra pochissimi altri testi, mentre sui fenomeni europei la letteratura anche in Italia è più ampia".
Che tipo di studi ha condotto?
"Ne ho fatto un resoconto nell'ampia bibliografia alla fine del libro. E sono presenti soprattutto testi esteri, pochi italiani".
Cosa ha scoperto?
"L'ideologia, nella sua evoluzione in tutto il mondo che l'ha portata a differenziarsi in tanti fascismi, ha mantenuto un punto fermo, il corporativismo. E poi in quanti sanno dell'esistenza del partito fascista ebraico?".
Quali invece le differenze più eclatanti?
"Per esempio in Sudafrica si è espresso in forma di razzismo, rispetto a molti altri Paesi. In Argentina ha preso piede il fascismo repubblicano, mentre in altre zone si è evoluto in organizzazioni neonaziste tedesche, quando invece il nazismo dove arrivava spazzava via il fascismo".
Fascismi nel mondo
Sergio Pessot
Solfanelli
Pagg. 312
€ 21