"Perché vuoi uccidermi?". Sara Di Pietrantonio, la studentessa 22enne uccisa la notte del 29 maggio 2016 dal suo ex Vincenzo Paduano lungo una strada alla periferia di Roma, aveva previsto la sua terribile fine e aveva mandato il messaggio a lui, che non la lasciava in pace dopo l'addio.
Vincenzo, in quell'occasione, le aveva risposto in chat "Servirebbe a qualcosa?", scrive il "Corriere della Sera". Ma la decisione l'aveva presa davvero, quella notte di maggio. Tanto che, ossessionato da quella ragazza bionda che lo aveva lasciato, la notte del delitto prima di uscire aveva postato un messaggio su Facebook: "Quando il marcio è radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale". Ed era andato ad aspettarla sotto casa del suo nuovo ragazzo.
Il resto è storia nota. La segue in macchina, la sperona. La litigata notturna sulla strada e poi l'omicidio. I nuovi messaggi tra Sara e il suo aguzzino sono l'ultimo tassello della brutta storia tra la studentessa di economia aziendale e la guardia giurata, che venerdì dovrà rispondere al giudice nell'udienza preliminare.
La ricostruzione degli inquirenti racconta un rapporto "normale fino a metà 2015". A far scattare la morbosa gelosia di Vincenzo è un bacio di Sara al suo ex a una festa di compleanno. A questo punto, il giovane dà inizio a una serie di scenate davanti agli amici: lui la strattona, la maltratta, le dà anche una sberla davanti a tutti.
Insiste via WhatsApp per incontrarla e lei: "Ho paura di te dopo quello che mi hai fatto! Ma sono convinta che tu mi debba delle scuse. Sì, ti voglio vedere, voglio sentire cosa devi dirmi". E lui: "Se hai paura, un luogo affollato dovrebbe farti stare tranquilla". Sara gli risponde: "Non ho paura che tu mi uccida. Ho paura di come puoi comportarti e del fatto che martedì ho l'esame di diritto".
Secondo il pm Maria Gabriella Fazi Sara "cercava in ogni modo di tranquillizzarlo e assecondare le sue continue richieste". Vincenzo la spiava sui social in continuazione, le mandava domande, le chiedeva foto, verificava accessi e amicizie.
E così, se dopo l'arresto il gip escluse la premeditazione, oggi, con i nuovi indizi venuti alla luce, quell'aggravante potrebbe entrare in gioco: per Vincenzo, che è reo confesso, significherebbe ergastolo.