"La tipologia dei sistemi infettati induce a ritenere significativo il pericolo per la sicurezza dello Stato e apre anche a scenari inquietanti". E' quanto sostengono i giudici del tribunale del riesame nelle 30 pagine con le quali motivano il no alla scarcerazione di Giulio e Francesca Maria Occhionero arrestati lo scorso 9 gennaio con l'accusa di cyberspionaggio. Secondo gli inquirenti il materiale raccolto potrebbe ancora essere nelle loro mani.
Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria devono rimanere in carcere perché restano concrete ed attuali le esigenze cautelari alla luce della ripetitività e pervicacia delle condotte nonché dalla spregiudicatezza dimostrata. Lo scrivono i giudici del tribunale del riesame di Roma nelle motivazioni del provvedimento con il quale è stata confermata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere e respinta l'istanza dei difensori.
Secondo gli inquirenti i fratelli Occhionero sarebbero al centro di una rete di cyberspionaggio, attraverso l'accesso abusivo a sistemi informatici e la captazione di notizie riservate o dati personali e sensibili. "Entrambi gli indagati - scrive il collegio - hanno dimostrato particolari conoscenza informatiche e l'esistenza di un apparato complesso e ben architettato, anche al fine di eludere le investigazioni, utilizzando una serie di domini e accorgimenti intesi a rendere difficile l'individuazione dell'utilizzazione del malware e gestendo un numero rilevante di dati esfiltrati".