AUTODENUNCIA AI CARABINIERI

Dj Fabo, Cappato: altri due sono in Svizzera per suicidio assistito

"Non smetteremo finché lo Stato non ci fermerà e non si prenderà le sue responsabilità. Due persone hanno già l'appuntamento in una clinica elvetica"

"Ci sono altre due persone che hanno già un appuntamento per il suicidio assistito in Svizzera e noi le aiuteremo: una materialmente, l'altra economicamente". Lo ha detto Marco Cappato, uscendo dalla caserma dei carabinieri dopo l'autodenuncia in relazione alla morte per suicidio assistito di Dj Fabo. "Continueremo finché non saremo fermati e lo Stato non si sarà assunto le proprie responsabilità", ha aggiunto l'esponente dei Radicali.

L'autodenuncia presentata ai carabinieri da Marco Cappato sull'aiuto fornito a dj Fabo nel suicidio assistito in Svizzera è già arrivata sulla scrivania del pm Tiziana Siciliano I militari della compagnia Duomo, che questo pomeriggio hanno raccolto il resconto del leader dell'Associazione Luca Coscioni, hanno trasmesso il verbale al magistrato che coordina il pool lavoro e salute della Procura di Milano. Sarà lo stesso pm Siciliano a valutare eventuali profili di rilevanza penale e decidere se ci sono i presupposti per aprire un fascicolo di indagine ed eventualmente iscrivere l'esponente Radicale.

Mentre rispondeva alle domande dei cronisti, fuori dalla caserma di via Fosse Ardeatine, Cappato ha avuto anche un momento di commozione. Ha chiarito di aver "fatto verbalizzare di avere caricato, sabato mattina verso le 12 su sua richiesta, Fabo sulla sua macchina, aiutandolo a salire e di averlo portato da casa sua fino alla clinica Dignitas di Zurigo, dove è stato messo in un letto e là ha ottenuto l'assistenza medica per la morte volontaria".

Il responsabile dell'associazione Luca Coscioni ha anche raccontato, però, di aver voluto mettere a verbale che "noi, assieme a Mina Welby e Gustavo Fraticelli, abbiamo aiutato in questi anni un centinaio di persone, fornendo informazioni e aiuto". In particolare, ha aggiunto Cappato, "due persone sono in attesa, hanno già un appuntamento in Svizzera dove hanno avuto il 'semaforo verde'".

Ha poi voluto ricordare che "il presidente Napolitano all'epoca rispose a Piergiorgio Welby dicendo che 'l'unico atteggiamento che non è tollerabile è il silenzio'". Ha spiegato inoltre di non volersi addentrare "in interpretazioni di diritto" a proposito del possibile procedimento giudiziario a suo carico ma "se il processo potesse servire come precedente - ha proseguito - per superare la situazione di clandestinità di tante persone, allora sarebbe utile".

Il tweet di Cappato: pronto ad aiutare altre due persone - "Ai carabinieri non ho solo raccontato l'aiuto dato a Fabo, ma anche l'aiuto che sto per dare ad altre due persone. Se non mi fermano". Lo ha twittato Marco Cappato, dopo essere uscito dalla caserma dei carabinieri, che lo hanno ascoltato circa la morte di Dj Fabo.

Il Vaticano: sdegna il mancato aiuto - "Questa tristissima vicenda deve spingerci a riflettere. Guardo con grande apprensione e vicinanza a chi dice 'non ce la faccio più', lo comprendo. Mi sdegna la società che non riesce a star vicino, ad aiutare e non riesce a far capire che l'altro e' importante, e a farlo sentire utile". Così il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, arcivescovo Vincenzo Paglia, commenta in un colloquio con l'ANSA, la vicenda di Dj Fabo, che definisce "una sconfitta per la società".