Il meccanismo dei voucher "suona come un vero e proprio inganno, a cui si aggiunge la beffa del futuro pensionistico di questi lavoratori". Visto che, allo stato attuale, "al voucherista è preclusa ogni strada per arrivare a maturare almeno un assegno dignitoso". E' quanto afferma l'Inca, il patronato della Cgil, nel dossier "Voucher: "buoni" per oscurare lavoro e tutele", iniziativa a sostegno dei due referendum popolari per il lavoro promosso dalla Cgil per l'abolizione dei voucher e per la responsabilità solidale negli appalti.
L'Area previdenza dell'Inca ha realizzato alcune proiezioni, basandosi sull'attuale normativa che regola l'uso dei voucher, per far emergere anche la "grave povertà di tutele" previdenziali per i percettori di voucher. Il trattamento dei voucheristi è stato confrontato con quello di altre quattro tipologie di lavoratori: agricoli stagionali, dipendenti a part-time, con contratto di collaborazione e a partita Iva. Tipologie scelte, si precisa, "non perchè siano da considerare più fortunati o per stilare una graduatoria dei meno tutelati, ma perchè ben rappresentano la frammentarietà e la diffusa precarietà del mercato del lavoro, per le quali la povertà dei diritti resta, pur con tutte le differenze, un comune denominatore".
Per quanto riguarda il diritto alla pensione di vecchiaia, il dossier sottolinea che il percettore di voucher, il titolare di partita Iva, il collaboratore e il dipendente part time non riescono a perfezionare il diritto prima dei 70 anni di età, a causa del mancato raggiungimento dell'importo minimo previsto. Con il "miraggio" di pensioni "da fame". Il voucherista - il cui imponibile contributivo lordo annuo è pari a 9.333 euro - è "ancora più "sfortunato tra gli sfortunati": per lui l'assegno, sempre secondo le simulazioni sviluppate, risulterebbe pari "a 208,35 euro al mese". Senza considerare che la pensione di reversibilità diventa una "chimera", insieme alle prestazioni di invalidità. Dunque, i lavoratori pagati con voucher "hanno meno tutele previdenziali e nessuna garanzia di un posto di lavoro stabile", evidenzia l'Inca.
I voucher rappresentano anche "una occasione ghiotta per Inps e Inail di incamerare somme di denaro, sotto forma di contributi obbligatori previdenziali, assicurativi contro gli infortuni e di gestione del servizio, che il lavoratore dovrà pagare, senza ricevere in cambio alcuna prestazione". Lo denuncia l'Inca, il patronato della Cgil, nel dossier "Voucher: buoni per oscurare lavoro e tutele", nel quale si ricorda che nel 2016, secondo gli ultimi dati Inps, sono stati venduti 133,8 milioni di voucher, con un incremento rispetto al 2015 del 23,9%.
Il valore nominale di ciascun voucher di 10 euro è una cifra lorda: "per ogni buono - spiega infatti l'Inca - il lavoratore percepisce al netto degli oneri 7,5 euro e lascia a Inps e a Inail 2,5 euro, di cui 50 centesimi per il servizio reso dall'Istituto previdenziale, pari al 5%. Un aggio - prosegue - che potrebbe essere quasi paragonato a quello applicato da Equitalia e tanto giustamente contestato per la riscossione dei tributi evasi. Considerando il numero complessivo delle vendite del 2016 (133,8 milioni), l'Inps solo per la gestione del servizio ha incamerato quasi 67 milioni di euro in un anno", sottolinea ancora l'Inca, aggiungendo che "cosa effettivamente paghi il percettore di voucher non è dato sapere, visto che la cosiddetta quota di servizio non è prevista, almeno al momento, per nessun'altra prestazione previdenziale".