Dopo il grande successo del brano "Che sia benedetta" scritta per Fiorella Mannoia, Amara presenta il suo nuovo album di inediti, "Pace". "La pace è riscoprire il bello nel tutto e percepire la vita come un grande dono da custodire e di cui fare esperienza - dice lei a Tgcom24 -. Per questo bisogna proteggere la tua vita, prima di tutto da noi stessi, che spesso ce la roviniamo da soli".
"Pace" come l'omonima canzone che Amara ha presentato sul palco di Sanremo, nell'ultima serata, insieme a Paolo Vallesi. Un disco intimo, che racchiude significati strettamente legati al volere dell’esistenza in se, dove una produzione più odierna con elettronica e strumenti vintage si affianca a momenti con un'orchestrazione sinfonica. "Sono molto contenta di questo lavoro - spiega lei -. Rispetto al precedente ha una differenza fondamentale: quello era il frutto di un percorso di cinque anni e quindi conteneva frammenti di me presi da tutto questo lungo periodo. Invece essere riuscita ad arrivare a questo risultato in un anno e mezzo fa sì che 'Pace' racchiuda un tempo presente. Sono io in questa veste".
E' stato un percorso di crescita?
Ascoltare il disco una volta finito è stata una rivelazione anche per me. Quando scrivi non te ne rendi conto, segui il tuo passo. Ma poi quando hai tutte le canzoni complete, una dietro l'altra, ti accorgi della crescita, non solo come artista ma anche come donna e come persona. Nell'uso della parola, nel punto di vista sulla vita, nella voglia di raccontare le cose in un certo. Quindi sono molto contenta.
Proprio per questo motivo ora ti senti in pace con te stessa?
Sì, essere una donna libera (il titolo del precedente album - ndr) mi ha permesso di trovare la mia pace interiore. La pace è riscoprire il bello nel tutto e percepire la vita come un grande dono da custodire e di cui fare esperienza. Quindi proteggere la tua vita, prima di tutto da te stessa. Sono convinta che siamo noi, spesso, i primi a renderla impossibile. Perché pretendiamo, non la capiamo. In "Sia benedetta" c'è proprio questo: quante volte condanniamo questa vita illudendoci di averla già capita.
La Mannoia ne ha fatto una versione splendida, ma non ti dispiace che un brano come "Che sia benedetta" non faccia parte di questo album?
Come dicevo questo album rappresenta il mio tempo presente e quindi quella canzone avrebbe avuto pieno diritto di farne parte. Non mi dispiace però di averla data a Fiorella. Ci sono quelle canzoni a cui sei legata in maniera diversa, perché si agganciano alla particella più profonda di te. Ma ci sono entità che sono legate in altro modo. Fiorella, con la sua esperienza di vita, come donna, come principi e ideali credo che percepisca la vita come grande valore e sono contento che la canzone sia arrivata a lei perché è una donna che negli occhi ha tanta vita e che quindi quando te la racconta arriva con una forza incredibile.
Come è nata la collaborazione con Paolo Vallesi?
L'ho incontrato in una manifestazione e al di là della stima che ho per lui come artista, è uno che alla musica ha lasciato dei messaggi che sento molto affini a quelli che metto io nelle mie canzoni. Per questo abbiamo deciso di fare questo cammino insieme.
Oltre che per la Mannoia in questi mesi hai scritto per molti altri artisti. Come tari la tua scrittura sulla sensibilità di altri interpreti?
Io racconto i miei passi di vita e quindi principalmente scrivo per me. Poi arriva l'artista e cerco di orientare in base a quella che è la sua essenza.
Nell'album ti proponi anche come interprete pura di un grande autore come Fossati. Come mai hai scelto quel brano?
"C'è tempo" è un frammento letterario musicato, un'opera intoccabile. Per me è stata un insegnamento fondamentale in un periodo della mia vita. Mi ha insegnato a non avere paura del tempo e a sognare le cose e saperle aspettare, perché se le sai aspettare arrivano davvero. In più Fossati mi ha insegnato un'altra cosa: scrivere una canzone è un atto di responsabilità grandissimo perché in quello che scrivi e dichiari ci sono persone che ne fanno motivo di vita, come ho fatto io con il suo pezzo.
Dopo il Festival sono uscite le classiche voci di plagio di "Che sia benedetta", che assomiglierebbe almeno ad altri due pezzi. Cosa pensi quando senti queste cose?
Neanche rido, sorrido. Fa parte del gioco in cui decido di stare. Scrivere le canzoni è una cosa meravigliosa, realizzi una cosa che non esiste. Io so la natura di quel momento. Non posso arrabbiarmi perché quello che dicono non corrisponde alla verità. Fanno bene a dirlo, se lo sentono è giusto che sottolineino certe cose ma io mi ricordo il momento in cui è nata quella canzone. La musica si muove su note, gli accordi hanon in sé una scala di note. Quindi l'arrangiamento può essere simile ma un plagio significa otto battute nel movimento della melodia quindi se vai ad analizzare la canzone troverai la sua unicità. E poi la musica ha sempre un richiamo, non possiamo inventarci niente. L'unica cosa che possiamo inventarci è un modo di usare la lingua italiana, di scomporla e metterla in altre forme. Ma poi in sostanza la musica è quella.