E' sicuro di se, Michele Bravi. E anche se ammette di essere fragile, tanto che durante la presentazione del suo nuovo album "Anime di carte" cede più volte alle lacrime, ostenta e rivendica spavalderia. E' convinto della sua musica, ritiene l'ultimo lavoro il suo "vero inizio" e giura: "Spero che a metà delle persone che lo ascolteranno il mio disco faccia schifo: vorrebbe dire che ho intercettato quali sono le persone a cui parlare".
"Chi non lo apprezzerà, vorrà dire che non parla la mia stessa lingua musicale - prosegue Michele - Sono fragile, ma anche spavaldo e forse un po' arrogante". Bravi rivendica le sue "scelte difficili" ma necessarie: "Il percorso è stato bello intenso, ma le scelte sbagliate alla fine erano giuste. Sono in un momento di serenità personale molto alto, non riscriverei niente della mia storia".
Dopo aver trionfato nel 2013 a "X Factor", il cantautore che a Sanremo 2017 si è classificato quarto, si è scontrato a 19 anni con la realtà della discografia: si è rifiutato di partecipare al Festival ed è scomparso dalle scene: "Ho perso una persona a cui tenevo tantissimo e alla fine su questa storia ci ho scritto un disco. Avevo bisogno di trovare il modo per uscirne e dimostrare che la musica mi aiuta. L'album è stato una seduta di psicanalisi".
Sei canzoni portano la firma di Michele le altre 7 sono state scritte, tra gli altri, da Federica Abbate, Giuseppe Anastasi, Cheope e Niccolò Contessa: "Ho dovuto frequentare queste persone prima di scriverci insieme, la musica era conseguenza dello stare insieme: non riesco a mettermi a scrivere una hit a tavolino, ho bisogno di riconoscermi in quello che canto". Per Bravi il disco è un inizio: "Nel primo chiedevo ai grandi autori della musica italiana di dirmi chi potevo essere, queste canzoni invece le posso cantare solo io".