FOTO24 VIDEO24 2

Chiara: "Sono tornata me stessa e ho fatto l'album che sognavo"

E' uscito "Nessun posto è casa mia", il lavoro che per la cantante rivelatasi con X Factor segna un punto di svolta

Si intitola "Nessun posto è casa mia", come il brano presentato all'ultimo Festival di Sanremo, il punto di partenza per la nuova vita di Chiara. La cantante si ripresenta, dopo un periodo di pausa, rinnovata da un punto di vista artistico e personale. "Avevo bisogno di staccare - dice - non sapevo più chi ero. Oggi ho ritrovato la vera Chiara. E questo è l'album che avrei fatto se non avessi mai fatto un talent".

Il percorso di questo album parte dalle Officine Meccaniche di Mauro Pagani, padre nobile di questa nuova vita della cantante uscita da "X Factor", vinto trionfalmente nel 2012. E' qui che il lavoro è stato in parte registrato e prodotto, ed è qui che viene presentato.

Dal singolo di platino di " Straordinario" e dal suo secondo disco " Un giorno di sole", sono passati due anni. Un tempo piuttosto lungo in un panorama discografico che tende a macinare artisti e canzoni. "Uscire da un talent è molto complicato - spiega Chiara -. All'inizio sembra tutto facile. Dopo è un disastro. Perché sei stata su e poi ti ritrovi persa, tutti si aspettano qualcosa. Io ho deciso di fermarmi perché ne stavo soffrendo troppo. Per lo stress ero persino arrivata a ingrassare di 15 kg. Se non sapevo nemmeno io cosa dire era meglio non farsi vedere".

Il punto di partenza del nuovo capitolo di questa avventura diventa quindi "il salotto di casa". E' lì, alla tastiera nel salotto della casa che Chiara divide da anni con le sue storiche coinquiline, che nascono i primi provini: "Buio e luce", "Fermo immagine" e "Grazie di tutto", co- scritte con i giovani autori emergenti Edwyn Roberts e Stefano Marletta. Poco dopo è arrivata “Chiaroscuro” di Virginio, un autore che Chiara ha sempre apprezzato e con cui ha scritto questo testo a cui è particolarmente legata. E' in questo frangente che avviene il fondamentale incontro con Pagani.

"Per quelli della mia generazione, se non si sta attenti, si rischia di fare discorsi da vecchi brontoloni tipo 'ai miei tempi era tutta un'altra cosa' - sottolinea Pagani -. In realtà quello che mi è piaciuto in questo lavoro è che c'è un bel gruppo di autori che riescono a coniugare popolarità e qualità". Oltre a quelli già citati, a firmare i brani ci sono anche Pacifico, Daniele Magro, Giovanni Caccamo, Marco Guazzone, Niccolò e Carlo Verrienti e la stessa Chiara. "Se i pezzi sono scritti in maniera corretta e interessante, con le giuste modulazioni, basta solo non rovinarli - spiega Pagani -. Se la melodia è giusta, le voci degli archi si mettono a posto da sole. Basta non commettere errori. E uno spera che dopo 50 anni di questo mestiere il tasso di errori sia ridotto al minimo".

Il risultato è un album raffinato e rarefatto, dove in epoca di dischi pienissimi di suoni si punta all'essenzialità dando spazio alla scrittura. "Quando ho detto stop ho deciso che il prossimo album sarebbe stato quello che avrei fatto se non fossi andata a un talent" afferma Chiara. Una scelta che non implica il ripudio del passato ("Quello che ho fatto mi è servito ad arrivare qua. In fondo sono al terzo disco e non era scontato. Quello che ho fatto prima non è che non mi piacesse ma non ero esattamente io. Io sono quella che aveva portato ai provini i massive attack. Ho fatto una sorta strana gavetta post-talent, passando anche per bellissime canzoni come 'Due respiri'") e porta con sé qualche rischio. Ma lei è sicura di essere sulla strada giusta e lo coglie da alcuni segnali. "L'altro giorno una ragazza mi ha fermata e mi ha ringraziata perché la canzone di Sanremo rappresentava la sua vita - dice -. Ho pensato che se una mia coetanea mi dice questo e non mi chiede un selfie, allora quello che ho fatto ha un senso".

Espandi