Prima che un'arte il Déco fu uno stile di vita: eclettico, mondano, internazionale, elegante e raffinato. Dieci anni sfrenati o, come si disse, "ruggenti", nella ricerca del lusso e di una piacevolezza del vivere, tanto intensi quanto effimeri.
Da quel particolare gusto, definito anche "Stile 1925", dall'anno della nota Esposizione universale di Parigi dedicata alle Arts Decoratifs, da cui la fortunata formula Art Déco, che ne sancì mode e modelli, nasce l’idea di una mostra ai Musei San Domenico di Forlì (fino al 18 giugno), che propone immagini e riletture di avvenimenti storico-culturali e di fenomeni artistici che hanno attraversato l’Italia e l'Europa nel periodo compreso tra il primo dopoguerra e la crisi mondiale del 1929.
Il linguaggio Déco ha segnato con forza dirompente il decennio 1919-1929 travolgendo e rinnovando arredi, ceramiche, vetri, tessuti, bronzi, stucchi, gioielli, argenti e abiti, incoraggiando una produzione ancora artigianale o proto industriale e contribuendo alla nascita del design e del "Made in Italy".
Obiettivo dell'esposizione è proprio quello di mostrare il livello qualitativo, l'originalità e l'importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana, connotando profondamente anche i caratteri delle arti figurative cosiddette “maggiori”: pittura, architettura e scultura.
Numerosi sono gli esempi raccolti in mostra: da Galileo Chini, pittore e ceramista, a Vittorio Zecchin e Guido Andloviz, che guardarono a Klimt e alla Secessione viennese; da Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri, alle invenzioni del secondo futurismo di Fortunato Depero e Tullio Mazzotti; da Severini, Casorati, Martini a Cagnaccio di San Pietro, Timmel, Bucci e Oppi, il tutto accompagnato dalla straordinaria produzione della Richard-Ginori ideata dall'architetto Gio Ponti e da emblematici esempi francesi, austriaci e tedeschi fino ad arrivare al passaggio di testimone, agli esordi degli anni Trenta, agli Stati Uniti e al Déco americano.
Trattandosi di un gusto e di uno stile di vita non sono nemmeno mancate le influenze e le corrispondenze col cinema, il teatro, la letteratura, le riviste, la moda, la musica: da Hollywood (con divi come Greta Garbo, Marlene Dietrich e Rodolfo Valentino) alle pagine indimenticabili de Il grande Gatsby (1925), di Francis Scott Fitzgerald, ad Agata Christie, a Oscar Wilde, a Gabriele D'Annunzio.