L'analisi

PIL pro-capite italiano in calo dal 2001

Secondo un'analisi del Centro Studi Promotor, il PIL pro-capite è passato dai 27.800 ai 25.500 euro

Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, sostiene che l'eurozona ha compiuto i “primi” passi “nella giusta direzione”, sottolineando, tra i dati positivi, l'aumento del Prodotto interno lordo pro-capite registrato nell'area nell'ultimo biennio.

La recente crescita del PIL pro-capite – tra quelli definiti primi passi nella giusta direzione, Draghi ha ricordato anche che il sentimento economico al massimo da cinque anni e il tasso di disoccupazione è sceso al livello più basso dal maggio del 2009 (9,6%) – è un dato importante. A ricordarcene il motivo è l'Eurostat, l'Ufficio statistico dell'Unione europea, sottolineando che il PIL pro capite è un indicatore economico generale del tenore di vita, che permette di neutralizzare gli effetti delle dimensioni in termini assoluti della popolazione, rendendo più facili i confronti tra i diversi Paesi.

Il PIL pro-capite non è cresciuto allo stesso ritmo in tutti i Paesi della zona euro: in un bollettino economico diffuso tempo fa – era l'estate del 2015 –, la BCE sottolineava che “la convergenza reale fra le economie dell'area dell'euro dopo l'introduzione della moneta unica è stata scarsa e l'Italia ha registrato risultati peggiori in termini di crescita del PIL pro-capite”. Dall'adozione dell'euro, osservava ancora la BCE, diverse economie con redditi relativamente bassi hanno mantenuto (Spagna e Portogallo) o persino accresciuto (Grecia) il divario di reddito rispetto alla media.

Lo stesso sembra valere anche per l'Italia, in realtà. Un'analisi del Centro Studi Promotor, condotta su dati Eurostat, rileva che il PIL pro-capite italiano (in euro 2010) è passato dai 27.800 euro del 2001 ai 25.500 euro del 2015 (-8,27%). Al di sotto del 3% rispetto alla media europea (nel 2001 PIL pro-capite italiano superava quello medio europeo del 18,8%).

Altrove le cose sono andate diversamente, sostiene lo studio: in Germania e Regno Unito il reddito pro-capite medio è rimasto al di sopra della media europea, passando (rispettivamente) dal +25,6% del 2001 al +29,7% del 2015 e dal +15% al +17,5%. Il Centro Studi Promotor rileva che l'Italia è l'unico Paese ad essere passato dal gruppo di quelli con un PIL pro-capite al di sopra della media europea a quello che raccoglie i Paesi con un PIL pro-capite al di sotto del livello medio.

Differenze sostanziali emergono anche all'interno del nostro Paese, a livello territoriale: l'ISTAT osserva che nel 2015 il PIL pro capite al Mezzogiorno era di 17.800 euro, il 44,2% in meno rispetto a quello del Centro-Nord. Infatti, il PIL pro capite è più alto nel Nord-Ovest (33.400 euro), nel Nord-Est (32.300) e nel Centro (29.300 euro).