FOTO24 VIDEO24 2

Travel Ban, Corte d'Appello boccia ricorso Dipartimento Giustizia

Il presidente Usa: "Se succede qualcosa è colpa dei giudici". Intanto è corsa ai voli da parte degli stranieri per tornare negli Usa

La Corte d'Appello ha respinto il ricorso presentato dal dipartimento Usa della Giustizia contro la decisione di un giudice di Seattle di bloccare il Travel Ban voluto dal presidente Donald Trump. Il ricorso del governo era mirato a reintrodurre il provvedimento firmato da Trump il 27 gennaio, che vietava l'ingresso nel Paese ai rifugiati e ai cittadini provenienti da 7 Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Siria, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen e Libia).


La Corte d'Appello federale di San Francisco ha quindi chiesto sia allo Stato di Washington sia all'amministrazione Trump di presentare più argomenti entro lunedì pomeriggio. La bocciatura da parte della Corte d'Appello conduce a battaglie legali che andranno avanti per giorni.

Trump: "Se succede qualcosa colpa della Giustizia" - "Non riesco a credere che un giudice possa mettere il nostro Paese in pericolo. Prendetevela con lui e con il sistema giudiziario se succede qualcosa". Dopo 20 ore circa di assenza, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump torna su Twitter criticando la Corte federale d'Appello

Trump: "Decisione giudice apre il Paese a potenziali terroristi" - "Che fine fa il nostro Paese quando un giudice può bloccare un bando sui viaggi deciso per la Sicurezza Interna e chiunque, anche con cattive intenzioni, può entrare negli Usa?", aveva twittato Trump. "Il giudice apre il nostro Paese a potenziali terroristi e ad altri che non hanno a cuore i nostri migliori interessi. Le cattive persone sono molto felici!", aveva aggiunto in un tweet successivo.

Il precedente: il veto del giudice durante l'amministrazione Obama - La sospensione dell'ordine di Trump ricorda la reazione a un ordine esecutivo di Barack Obama del novembre 2014, che mirava a proteggere dall'espulsione più di quattro milioni di immigrati senza documenti che erano stati nel Paese per almeno cinque anni. Un giudice federale del Texas in quella occasione stabilì che Obama aveva oltrepassato i suoi poteri e bloccò l'attuazione dell'ordine presidenziale. Tale decisione è poi sopravvissuta a un ricorso in appello ed è arrivata davanti alla Corte Suprema. Obama alla fine ha dovuto cedere su quella che era stata annunciata come una delle misure chiave del suo secondo mandato.

E' corsa ai voli per gli Usa - Nel timore di avere una finestra di tempo limitata, intanto, è corsa ai voli diretti negli Usa per chi è in possesso di un visto e proviene dai sette Paesi interessati dal bando dopo che un giudice federale lo ha temporaneamente sospeso. Rula Aoun, direttrice della Arab American Civil Rights League in Michigan, ha parlato al Detroit News di una famiglia già pronta a volare dall'Egitto e di una donna decisa a viaggiare al più presto possibile.

L'Iran rilascerà i visti alla squadra wrestling americana - Nel frattempo l'Iran ha deciso di rilasciare i visti per la squadra di wrestling degli Stati Uniti in modo che possa partecipare alla Freestyle World Cup (in programma il 16 e 17 febbraio a Kermanshah). Si tratta di un ribaltamento della decisione annunciata venerdì 3 febbraio quando, in risposta al Travel Ban, Teheran aveva annunciato che avrebbe impedito alla squadra americana di partecipare alla gara. Il portavoce del ministero degli Esteri ha spiegato che la scelta di emettere i visti dipende anche dalla decisione del giudice federale di Seattle di "fermare l'esecuzione di restrizioni discriminatorie contro l'ingresso di cittadini iraniani in America".

Nyt: Casa Bianca fa dietrofront su carceri Cia - Intanto sembra vacillare l'ipotesi di un ripristino del programma Cia per interrogare terroristi sospetti in prigioni segrete all'estero. Lo scrive il New York Times online, ricordando la fuga di notizie dei giorni scorsi che aveva provocato reazioni contrarie da più parti politiche. Pronunciandosi su una bozza di documento finito alla stampa, il portavoce Seaan Spicer, aveva detto che non si trattava di un documento della Casa Bianca. Stando a fonti informate citate dal New York Times la presidenza ha adesso prodotto un documento aggiornato senza la parte relativa alle prigioni segrete Cia. Restano però, stando a quanto emerge, parti del documento originale che riguardano il potenziamento del carcere cubano di Guantanamo che l'amministrazione precedente, quella di Barack Obama ha voluto chiudere, senza riuscirci.

Espandi