"Come si fa a fare un patto per fermare il flusso di migranti nel Mediterraneo con Sarraj che controlla, se va bene, 10 chilometri di costa libica e il suo quartiere? La Libia per i libici stessi è un inferno e anche loro cercano la fuga verso l'Europa via mare". Condanna fermamente l'accordo tra Roma e Tripoli, Nawal Soufi, l'italo-marocchina 28enne che da anni salva migliaia di vite in mare rilanciando alla guardia costiera italiana gli Sos che riceve dai barconi direttamente al suo cellulare, che squilla ininterrottamente di giorno e di notte. "Bisogna rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro questi accordi che l'Europa fa. Siamo cittadini Ue e chiedo a tutti, attivisti, avvocati, giornalisti di unirci in questa battaglia: stop al traffico dei profughi solo con corridoi umanitari per far arrivare legalmente chi fugge da guerra, fame, miserie".
Perché boccia il patto Roma-Tripoli? Non potrebbe funzionare come accaduto con l'accordo con Tunisi?
"Questo patto che non riguarda solo l'Italia ma che coinvolge tutta l'Europa è per prima cosa inumano. Poi si può contestare anche dal punto di vista giuridico. La firma di Gentiloni è accanto a quella di Serraj che non può essere l'interlocutore di un governo, visto che in Libia controlla al massimo il suo quartiere e dieci chilometri di costa. E il patto non fermerà le partenze, né le sposterà come accadde quando fu firmato quello con Tunisi. I patti vanno fatti con i governi che controllano le frontiere non con le autorità che possono essere accusate di essere complici della tratta umana".
Quale sarà la sorte di chi non potrà più lasciare la Libia?
"Non si possono lasciare i migranti in una terra che non ha mai rispettato i diritti umani: non ci rendiamo conto ma quello che succede lì nel 2017 è paragonabile a quanto accaduto sotto il nazi-fascismo nel Vecchio Continente".
Da qui l'idea di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo?
"Noi siamo cittadini europei e dobbiamo rispettare la volontà dei Padri che vollero l'Europa unita, per questo non possiamo permettere che i nostri governi facciano dei diritti e dei migranti quello che vogliono. L'unica soluzione per governare il fenomeno dell'immigrazione è aprire corridoi legali e dobbiamo essere in tanti a chiederlo. Per questo mi appello a tutti, Ong, attivisti, avvocati, giornalisti...".
Da anni salva le vite nel Mediterraneo e per i migranti che la contattano è Mama Nawal; il Times l'ha ribattezzata "Lady S.o.s."; nella sua autobiografia è "L'angelo dei profughi": non ha paura di mettere a rischio la sua vita?
"Non ho paura, si nasce e si muore una volta sola. Il mio numero di cellulare è diventato il numero di emergenza dei migranti. Certo, non sono ben vista dai trafficanti né dalla guardia costiera libica alla quale mi sono rivolta lo scorso 27 gennaio dopo che un barcone che mi aveva chiesto aiuto era stato da loro recuperato in acque libiche. Dai migranti stessi avevo saputo che erano stati sequestrati in un casolare; per loro botte e la richiesta di un riscatto: 2.000 dinari per adulto, 1.000 per ogni bimbo. Ho contattato subito la guardia costiera libica fornendo tutte le informazioni sul luogo di detenzione e mezz'ora dopo erano tutti liberi. Subito dopo aver reso pubblico questo salvataggio sono arrivate le minacce da un presunto militare che mi accusava di dire il falso e di favorire l'immigrazione clandestina...".