Quanto è importante il ruolo delle istituzioni per l’internazionalizzazione delle imprese italiane? Stando ai numeri emersi da uno studio condotto da Prometeia – presentato nel corso di un convegno organizzato da Ministero degli Esteri e Confindustria – molto.
Alla base dell’indagine svolta da Prometeia ci sono 756 progetti che hanno coinvolto circa 330 imprese in 90 Paesi. Nella maggior parte dei casi le aziende beneficiarie sono di grandi dimensione (le classi dimensionali sono suddivise per fatturato), ma anche le realtà più piccole sono state coinvolte: nel 30% dei casi si parla infatti di imprese di media dimensione (ovvero con un fatturato compreso tra i dieci e i 50 milioni), nel 22% di imprese di piccola dimensione (fatturato tra i due e i dieci milioni), e nel 9% dei casi di micro imprese (ovvero quelle con un fatturato inferiore ai due milioni di euro).
Tra le modalità di assistenza fornite dalle istituzioni alle imprese sparse per il mondo, l’indagine elenca la sensibilizzazione delle autorità locali in relazione alla partecipazione alle gare d’appalto, le attività di orientamento al mercato, l’accompagnamento nello sviluppo di business con le autorità locali e attraverso interventi presso le autorità locali per la risoluzione di controversie.
Tra il 2014 ed il 2015, emerge dallo studio, i ricavi delle imprese italiane all’estero, sostenute dai progetti considerati dall’indagine, sono stati pari a 52 miliardi. Gran parte di queste entrate arriva dai progetti avviati in Nord Africa e Medio Oriente, con 14,8 miliardi di euro, e nell’Europa extra-Ue, con 8,2 miliardi di euro.
Un notevole impatto è stato generato anche in termini di valore aggiunto e in termini occupazionali: lo studio parla infatti di un valore aggiunto pari a 16,4 miliardi di euro – l’1,1% del Pil -, un gettito fiscale di 6,7 miliardi di euro e 234mila occupati.