Non è un mercato del lavoro fermo del tutto quello che emerge dall'ultima diffusione Istat sul tema. Gli inattivi sono infatti in diminuzione e il trend conferma l'andamento degli ultimi tempi: la quota di persone che dallo stato di inattività è transitato verso quello di disoccupazione (periodo di riferimento terzo trimestre 2015-terzo trimestre 2016) è cresciuta al 7,6% dal 7,1% di un anno prima.
Ma a dicembre 2016 si rileva una nuova inversione di tendenza rispetto al mese precedente: se a novembre era stata la componente femminile a determinare la crescita della stima degli occupati, nelle ultime settimane dell'anno la stabilità rilevata è la sintesi di un aumento degli occupati uomini (+0,3%) e di un calo per le donne (-0,4%). Il tasso di occupazione maschile risulta perciò in crescita al 66,6% (+0,2 punti percentuali), mentre quello femminile in calo al 48,1% (-0,2 punti).
Analogamente si osservano ampie differenze analizzando i dati dei senza lavoro: il tasso di disoccupazione per la componente maschile si attesta all'11,1%, quello della componente femminile al 13,2%, in aumento dell'1,1% tendenziale. E pure per quanto riguarda l'inattività, anche se il quadro appare in miglioramento, per le donne si rilevano percentuali molto più alte: 44,6% (ma in calo rispetto ad un anno fa) contro 24,9%.
Il mercato del lavoro, dicevamo, non è completamente fermo. Alcuni indicatori accessori mostrano ancora un andamento in affanno, certo, ma in generale la diminuzione della stima degli inattivi – sebbene contenuta sul mese – è una buona notizia. Gli inattivi, per definizione, sono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle che l'Istat non classifica come occupate o in cerca di occupazione: una crescita contestuale di disoccupati e inattivi potrebbe stare a significare una stortura all'interno del mercato del lavoro.
Al contrario chi esce dalle componenti distanti dal mercato del lavoro può ampliare la platea dei disoccupati e a dicembre è sia aumentata la stima di chi sta cercando un impiego seppure con esiti negativi (+9 mila; +78 mila nell'ultimo trimestre), sia diminuita quella degli inattivi (-15 mila; -78 mila nell'ultima parte del 2016). Un movimento si spera sintomatico di una rinnovata fiducia rispetto al passato.