POLEMICHE E INDIGNAZIONE

Usa, Onu e Obama contro il bando di Trump: "È discriminazione"

La replica del presidente: "Era tutto nel mio programma". E ai diplomatici che si dissociano: "Potete andare via". Anche lʼUnione europea sul piede di guerra: "Vigileremo"

Polemiche e indignazione per l'ordine esecutivo firmato da Donald Trump che vieta temporaneamente l'ingresso negli Usa ai cittadini di 7 Paesi a maggioranza musulmana. A fare sentire la propria voce l'Alto commissariato Onu per i diritti umani, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Unhcr e l'ex presidente Barack Obama. Dal canto suo la Casa Bianca difende l'iniziativa e ai diplomatici che si dissociano replica: "Potete andare via".

Sondaggio Usa: il 51% degli americani disapprova Trump - Il grado di disapprovazione dei cittadini americani per Trump, intanto, ha toccato un nuovo record: il 51% della popolazione ritiene che il presidente non dovrebbe essere il loro leader, mentre il 42% approva il suo operato. E' quanto emerge da un sondaggio Gallup. George W. Bush aveva superato la soglia del 50% di disapprovazione ma nell'arco di tre anni. Continua dunque il periodo nero tra l'attuale presidenza americana e i media. Questo alla luce, soprattutto, del recente blocco dei visti di ingresso per i rifugiati provenienti da alcuni Paesi islamici.

Decine di diplomatici Usa contrari al bando - E dopo i giudici, anche la diplomazia sembra remare contro la Casa Bianca. Decine di diplomatici americani e di funzionari del Dipartimento di Stato Usa sono pronti a firmare un cosiddetto "memorandum di dissenso", perché in disaccordo e preoccupati dalla decisione del presidente Donald Trump di proibire per 90 giorni l'ingresso a cittadini di 7 paesi a maggioranza islamica, tra cui la Siria. Secondo AbcNews, una bozza di documento sta circolando da diversi giorni: si sostiene che la decisione di Trump sia contraria ai valori americani e soprattutto dannosa per la lotta al terrorismo.

La replica: "Chi non è d'accordo lasci" - Ma la Casa Bianca respinge le critiche dei diplomatici "ribelli". "Se non aderiscono al programma possono andare", dice il portavoce Sean Spicer. "Se qualcuno ha problemi con l'agenda si pone la questione se debbano rimanere in quel ruolo o meno - aggiunge -. Si tratta della sicurezza dell'America". Mentre il procuratore generale dello Stato di Washington passa all'azione, lanciando un'azione legale contro Trump. Bob Ferguson è tra i 16 procuratori generali che hanno sottoscritto una dichiarazione definendo il provvedimento "anti americano e illegale".

Trump: "Cercare i terroristi fa parte del mio programma" - Il presidente americano, da parte sua, reagisce spiegando su Twitter le proprie motivazioni. "Non c'è niente di piacevole - scrive - nel cercare i terroristi prima che entrino nel nostro Paese. Questa è una grande parte della mia campagna. Studiate il mondo!". E per quanto riguarda il caos negli aeroporti, sostiene che "i problemi sono stati causati dal blocco dei computer Delta, dai manifestanti e dalle lacrime del senatore Schumer. Il segretario Kelly dice che tutto sta andando bene con pochissimi problemi: solo 109 persone su 325.000 sono state fermate". E Kellyanne Conway, consigliere di Trump, sottolinea che la priorità del presidente "è mantenere il Paese sicuro. Le proteste sono legate a manifestanti poco informati".

Obama: "Nostri valori in pericolo" - L'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, intanto, afferma che "i valori statunitensi sono in pericolo", ma al tempo stesso si dice "rincuorato" dall'impegno sociale scattato nel Paese contro le restrizioni all'immigrazione adottate da Trump. Per Obama si tratta della prima uscita pubblica dopo l'addio alla Casa Bianca.

Parlamento Iraq chiede a governo di reagire a ordine Trump - E il Parlamento iracheno chiede al governo di "reagire" al divieto di ingresso negli Usa imposto dal presidente americano Donald Trump. Secondo una fonte governativa a Baghdad, il ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Jaafari ha in programma di incontrare l'ambasciatore americano per esprimergli dissenso sulla decisione di Trump. Nel frattempo è stata varata una "misura di reciprocità" sull'immigrazione.

Ue vigilerà su discriminazioni - L'Unione europea si assicurerà che i propri cittadini non siano vittime di "alcuna discriminazione", dichiara il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas. "I nostri legali sono in contatto con i nostri partner europei e con altri Paesi, ed ovviamente ci assicureremo che nessuna discriminazione venga inflitta ai nostri cittadini", spiega il portavoce.

L'Onu: "Decreto di Trump illegale e malvagio" - Lo stop all'ingresso in Usa dei cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica deciso da Trump, è "illegale" e "malvagio", nonché un spreco di risorse nella lotta contro il terrorismo. Così l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Zeid Ra'ad Al Husein.

Unhcr: 20mila rifugiati colpiti da ordine Trump in 120 giorni - Circa 20mila rifugiati in "circostanze precarie" sarebbero dovuti essere trasferiti negli Stati Uniti nei 120 giorni dello stop agli ingressi ordinato da Trump. A indicarlo è l'Unhcr, agenzia Onu per i rifugiati, che esprime preoccupazione per la decisione del presidente Usa. "I rifugiati - spiega l'agenzia una nota - sono ansiosi, confusi e affranti per questa sospensione, in quello che è già un processo lento".

Dipartimento di Giustizia non difenderà il bando in tribunale - E il Dipartimento di Giustizia non difenderà in tribunale il decreto del presidente Trump sui rifugiati. Lo afferma il ministro della Giustizia reggente Sally Yates. Si tratta di una decisione simbolica: Yates infatti è una delle "superstiti" dell'amministrazione Obama in attesa che Jeff Sessions, nominato da Trump, sia confermato dal Senato ministro della Giustizia. ''Sono responsabile di assicurare che le posizioni che assumiamo in tribunale restino in linea con l'obbligo solenne di questa istituzione che è quello di cercare sempre giustizia. Al momento - sottolinea - non sono convinta che la difesa del decreto sia in linea con queste responsabilitè e non sono convinta che l'ordine sia legale''.

Al vaglio la possibilità di cancellare tutele gay per dipendenti federali - Nel frattempo la Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di annullare le tutele per i gay che lavorano nel governo federale. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti, secondo le quali una bozza di un potenziale decreto è in circolazione e prevede di cancellare la direttiva dell'ex presidente Barack Obama che vieta le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere fra i dipendenti federali.