la mostra

"Voglio dipingere l’aria", Claude Monet a Basilea

Per raccontare la magia della sua pittura, la Fondazione Beyeler, nel ventennale della sua nascita, ha raccolto 62 opere dell’artista

di Lorella Giudici

"Voglio dipingere l'aria nella quale si trovano il ponte, la casa, il battello. La bellezza dell'aria in cui sono, e la cosa è non meno che impossibile". È una dichiarazione di poetica ma per Claude Monet, il padre della pittura moderna, è anche una sfida, un impegno che rinnoverà ostinatamente ogni volta che posizionerà il cavalletto davanti all'imprevedibile e affascinante spettacolo della natura, anche se mai soggetto fu più capriccioso e camaleontico.

Tuttavia, il cruccio di Monet non è il motivo "quel che voglio riprodurre – ha scritto - è quanto c'è tra il motivo e me". Quando guarda le acque di Belle-Île, i pagliai arsi dal sole, le sbuffanti locomotive a Saint-Lazare, la cattedrale di Rouen o le ninfee di Giverny, prima ancora che le cose Monet sente e dipinge quell'invisibile spessore che sta loro attorno, quel qualcosa che, pur non avendo né forma né stabilità, è visibilmente in grado di mutare continuamente la sostanza, il colore, il contorno e perfino il peso degli oggetti.

E, in questo senso, uno degli esempi più alti resta la serie delle cattedrali di Rouen, una trentina di tele nelle quali le superfici gotiche delle pietre della facciata della chiesa si atomizzano in vibranti corpuscoli turchesi, violetti, gialli e s’intessono di sottili fili color rame o di blu cupi a seconda del capriccio della luce.

I soggetti che predilige, oltre alle cattedrali, sono i paesaggi mediterranei, le coste selvagge dall’Atlantico, le acque della Senna, i prati fioriti, i covoni di fieno, le ninfee e i ponti avvolti nella nebbia, soprattutto quelli londinesi. Ama coglierli in quei momenti della giornata o in quelle stagioni dell’anno in cui luce e aria si fondono in un dolce incantesimo, quando l’atmosfera si nebulizza in soffici particelle di vapore e i raggi del sole si smaterializzano in un pulviscolo leggero e impalpabile.

Per raccontare l’incredibile magia e la modernità di questa pittura, la Fondazione Beyeler di Basilea, nel ventennale della sua fondazione, ha raccolto 62 opere dell’artista, privilegiando, in un percorso espositivo tematico, quelle che ritraggono il meraviglioso giardino che Monet si era fatto costruire a Giverny, dove dipinse le sue celeberrime ninfee e dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, quando ancora si dannava per "riuscire a rendere ciò che sento così vivamente".