A novembre 2016 il surplus commerciale dell'Italia, secondo gli ultimi dati Istat, è stato di 4,2 miliardi, in rialzo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nei primi undici mesi l'avanzo nel commercio con l'estero ha raggiunto i 45,8 miliardi, con un incremento di 9,6 miliardi sul 2015. Nello stesso mese la bilancia dell'Eurozona ha registrato un surplus di 25,9 miliardi, che si attesta a 248,2 miliardi di euro nei primi undici mesi dell'anno.
Sono numeri che non vanno trascurati, soprattutto in un contesto poco favorevole per il commercio mondiale che ha evidenziato dei cali rispetto agli anni passati. Le stime, però, fanno sperare per un recupero nel 2017, sostenuto anche dalla risalita dei paesi emergenti dopo questi ultimi anni in affanno.
Eppure, nonostante un quadro meno positivo, le imprese italiane – in particolare le piccole e medie imprese (pmi), che rappresentano lo zoccolo duro del nostro sistema produttivo – non hanno rinunciato ad affacciarsi su altri mercati, pur continuando a prediligere i vicini europei.
Secondo l'ultimo rapporto European Sme Exporting Insights di Ups risulta in crescita il numero di imprese orientate all'export: il 14% del campione analizzato. In realtà, insieme alle pmi della Spagna (13%), le nostre sono tra quelle che esportano meno nell'Ue. In Germania (28%), Francia (27%) e Polonia (23%) le pmi sono più propense. Anche il Regno Unito, nonostante un rallentamento dovuto al referendum sulla Brexit, può vantare una percentuale più alta (21%).
Le nostre imprese, emerge dallo studio, presentano alcune lacune che le penalizza. Dovrebbero, ad esempio, sfruttare meglio l'e-commerce e tentare di approdare in mercati poco conosciuti. Il nostro sbocco preferito, si diceva, è l'Unione europea (Germania e Francia in particolare), tra i mercati extra-Ue spiccano invece gli Stati Uniti.
Già diversi studi nel recente passato (il rapporto dell'Osservatorio Pmi di Global Strategy, tra gli altri), hanno sottolineato come tra le pmi eccellenti possano essere annoverate quelle che mirano all'innovazione e all'internazionalizzazione. Per quelle che hanno puntato sull'export, non a caso, si è osservata una cospicua incidenza sui fatturati.
Negli anni della crisi, tra il 2010 e il 2014, le imprese che hanno scommesso su innovazione e internazionalizzazione sono cresciute a ritmi superiori rispetto alle concorrenti che non hanno seguito il medesimo percorso.