Alta Badia, Care’s 2017: trenta chef a confronto sulla sostenibilità
Un evento internazionale che unisce gastronomia alla cura del territorio e alla tutela etica dell’ambiente
Vengono da tutto il mondo e sono in prima fila per confrontarsi su gastronomia, etica, sostenibilità, cura del territorio e tutela dell’ambiente: sono i 30 chef provenienti da 16 diversi Paesi, i professionisti della ristorazione, i giornalisti e gli imprenditori che partecipano a CARE’s – The Chef Ethical Days, l’evento internazionale che si svolge in diverse location sulle montagne dell'Alta Badia, da domenica 22 a mercoledì 25 gennaio. Quattro intense giornate di workshop, cooking lesson ed esperienze gastronomiche con spettacolari pranzi in quota e cene di gala a più mani nelle quali cucinano fianco a fianco i maestri della cucina che hanno scelto queste montagne come scenario in cui presentare e condividere i lori straordinari progetti etici.
La manifestazione è ideata da
Norbert Niederkofler, chef stellato del Ristorante St. Hubertus (Hotel Rosa Alpina di San Cassiano), e da
Paolo Ferretti, titolare dell’agenzia di comunicazione hmc di Bolzano. Con la collaborazione dello chef Giancarlo Morelli hanno saputo coinvolgere 30 chef internazionali, paladini con la loro cucina e i loro progetti specifici, dello stesso pensiero etico di Care’s, Cura e attenzione, come occorrono in cucina e che il nome della manifestazione rappresenta, sono le parole chiave che hanno permesso di riunire un parterre cosi importante in una località nota e affascinante, ma non facile da raggiungere a quasi 2.000 di altezza.
Sono in programma
quattro giornate fitte di workshop, cooking lesson ed esperienze gastronomiche, con pranzi in quota e cene di gala a più mani in cui cucinano tra gli altri lo chef-ricercatore di cucina aborigena Jock Zonfrillo che arriva da Adelaide, nel sud dell’Australia, con le sue tecniche native e antiche radici; il sostenitore della cucina endemica Rodolfo Guzman dal Cile, che sugli ingredienti endemici specifici del suo territorio ha fondato una piattaforma di ricerca, il californiano Daniel Patterson che in cucina ha posto l’accento non solo sugli ingredienti ma anche sull’accessibilità al lavoro
Gran parte degli chef stanno già portando avanti, nei rispettivi Paesi, specifici progetti etici: sfrutteranno il palco scenografico delle montagne altoatesine come momento per presentarli e condividerli con il grande pubblico e con la stampa presente. Durante i quatto giorni della manifestazione racconteranno infatti il loro pensiero etico e cucineranno ricette inedite:
Daniel Patterson - Nord America - Nel 2006 Daniel Patterson ha aperto Coi, piccolo ristorante di fine dining che nel tempo ha cambiato l’approccio in cucina dei californiani. Negli ultimi 10 anni ha formato il Daniel Patterson Group e aperto 6 altri locali, istruendo chef e ristoratori. Patterson è molto noto per l’attenzione maniacale sulla provenienza degli ingredienti, dalla verdura fresca alla carne allevata eticamente. Lo chef ha inoltre fondato The Cooking Project, un progetto no-profit volto ad insegnare ai ragazzi e ai giovani le abilità base di cucina, concentrandosi su piatti poco costosi ma molto saporiti provenienti da diverse tradizioni, con l’idea di rendere la cucina più accessibile.
Jorge Vallejo - Centro America – E’ proprietario con la moglie Alejandra del ristorante Quintonil di Città del Messico, la sua città natale. Il ristorante riflette il Messico, non solo per ricette e tradizioni, ma anche per i prodotti utilizzati.
Rodolfo Guzman - Sud America - Paladino in Cile della “cucina endemica” per il Sud America, guida Boragò un ristorante incentrato sui prodotti del territorio: pesce della costa, frutta e radici di foreste, valli e montagne indigene, rispettando le stagioni, come facevano gli antichi Pehuenches e Mapuches. Grazie alla collaborazione di oltre 200 tra allevatori e piccoli coltivatori sparsi negli angoli più remoti del Cile, si è poi concentrato sullo studio delle specie endemiche cilene.A CARE’s presenta Ice brulèe, dessert che rivisita la crème brulée utilizzando una pianta del deserto di Atacama che vive tra i 3000 e i 5000 metri.
Christian Puglisi – Europa - Vincitore con RELÆ, il suo ristorante di Copenhagen, del 50 Best Sustainable Restaurant Award per il 2015 e 2016, Christian Puglisi nel suo locale propone il menu fisso “Experience” che serve dalle otto alle dieci portate, e il “Relæ Menu”, che serve le quattro principali: limitare l’offerta significa limitare gli sprechi, innalzare la qualità, contenere i prezzi ed è la chiave dell’essere sostenibili. Relæ inoltre lavora in simbiosi con l’adiacente Manfreds, cosa che permette di fare una spesa molto mirata, dove lo scarto di un ristorante si tramuta nella materia prima dell’altro. Certificato biologici, Relæ ha una fattoria fuori Copenaghen in cui lavora tutto lo staff.
Vladimir Mukhin – Russia - Classe 1983, Vladimir Mukhin. è dal 2014 alla guida del White Rabbit, sulla piazza Smolenskaya, un ristorante sopraelevato con vista mozzafiato sullo skyline di Mosca. Precursore della cucina russa tradizionale e del ritorno alle radici, di sé dice: “Rappresento la quinta generazione di una famiglia di cuochi: ho la cucina russa nel sangue. Utilizzo molti prodotti locali, spesso sconosciuti oltre i confini, e tecniche “primordiali” come il langour, antica modalità di cottura nel forno”. Mukhin combina ingredienti ricercati in tutte le regioni del paese ma li tratta con criteri moderni.
Luca Fantin – Asia – Lui è veneto, ma dal 2009 è alla guida dell’omonimo ristorante di Tokyo nella Bulgari Ginza. E’ l’unico chef italiano in Giappone premiato con una stella Michelin; nominato inoltre “miglior chef italiano al mondo” dalla guida gourmet italiana "Identità Golose" edizione 2015. Il suo stile è una contemporanea interpretazione della cucina italiana tradizionale, basata sull’utilizzo di materie prime di elevata qualità ed elaborata con tecniche raffinate e grande creatività. La sua scelta etica è quella di acquistare localmente non solo ortaggi, ma anche latticini, pesce e carni dopo aver visitato di persona i luoghi di origine dei suoi ingredienti e stabilito relazioni con i produttori. Il piatto che prepara a CARE’s è "Cipolle e tartufo nero".
Jock Zonfrillo – Oceania - Chef-ricercatore italo-scozzese, allievo di Marco Pierre White, da oltre 17 anni vive ad Adelaide dove ha aperto Orana, ristorante di cucina aborigena con oltre 50/60 ingredienti “nativi” indigeni, inclusi nella carta. E’ paladino con Orana Foundation della cucina aborigena, esempio massimo di sostenibilità perché – spiega lo chef – “se ti preoccupi della Terra, la Terra si preoccupa per te, e da Lei potrai ricevere quello che alla fine stai cercando”: Zonfrillo lavora proprio con chi custodisce la terra piuttosto che con i suoi proprietari, dando alla sua cucina una nuova dimensione.
Per il programma completo e per tutte le informazioni: http://www.care-s.it/
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