Terza espulsione del 2017 firmata dal ministro dell'Interno Marco Minniti per motivi di sicurezza nazionale. Anche in questo caso, come nei due precedenti, si tratta di un tunisino. E spunta un collegamento con Anis Amri, l'attentatore col camion di Berlino ucciso dai poliziotti a Sesto San Giovanni (Milano). Salgono così a 135 i soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso espulsi dal gennaio 2015 ad oggi.
Dalla pagina Facebook dell'uomo i primi indizi della radicalizzazione - L'uomo, dimorante ad Ancona, era già segnalato, informa il Viminale, per la sua "significativa propensione alla violenza" ed era stato denunciato all'autorità giudiziaria nel marzo 2015 per i reati di rapina e lesioni personali aggravate. Dall'analisi della sua pagina Facebook sono poi emersi contenuti di natura palesemente jihadista, accompagnati da proclami e da immagini inneggianti allo Stato Islamico.
I contatti con altri estremisti collegati ad Amri - A seguito di indagini svolte dai servizi di sicurezza e di prevenzione, anche in ambito internazionale, è emerso che il tunisino avrebbe tenuto contatti con un estremista connazionale, membro dello Stato Islamico, a sua volta entrato in collegamento con l'attentatore di Berlino Amri. Secondo foni investigative, l'uomo sarebbe un elemento radicalizzato, ma non un basista, né farebbe parte di una cellula o di un gruppo in grado di offrire supporto logistico o ospitalità ad Amri.
Rintracciato presso Falconara Marittima (Ancona) lo scorso 24 dicembre, mentre vagava senza fissa dimora, è stato trasferito presso il Cie di Torino e venerdì è stato rimpatriato dalla frontiera aerea di Malpensa con volo diretto a Tunisi.
Minniti e la missione a Tunisi per rafforzare la cooperazione anti terrorismo - Il 3 e 4 gennaio scorsi Minniti è stato in visita proprio a Tunisi per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi nel contrasto al terrorismo ed all'immigrazione illegale. Il passaggio in Italia di Amri ha fatto scattare l'allerta sui suoi possibili contatti nel Paese dove ha passato 5 anni prevalentemente tra carceri e Cie. L'attenzione investigativa sugli ambienti jihadisti è stata ulteriormente potenziata dopo Berlino, così come il monitoraggio della rete a caccia di possibili segnali di rischio. Ed è facile prevedere che nelle prossime settimane saranno firmati ulteriori provvedimenti di espulsione.