"E' una cosa che non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche". Il ministro dello Sport, Luca Lotti, replica così alla notizia del Fatto Quotidiano secondo cui sarebbe indagato per la fuga di notizie sull'inchiesta della procura di Napoli sugli appalti Consip. Lotti ha chiesto di essere sentito dai pm, ribadendo la sua "assoluta estraneità ai fatti, come prospettati dai giornali". Al momento, non risulta alcuna comunicazione formale.
"Dopo settimane di lavoro molto intenso tra referendum, crisi di governo e primi passi del nuovo impegno come ministro mi ero preso un giorno di ferie per la prima recita di Gherardo, mio figlio - ha scritto Lotti su Facebook -. Oggi però un giornale (Il Fatto quotidiano) scrive che sarei indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio in una inchiesta che vedrebbe indagato persino il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. E' una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche".
"Indagato anche il Comandante dei Carabinieri" - Il legale del ministro, l'avvocato Franco Coppi, secondo quando si apprende, si è messo in contatto con la Procura e attende che in tempi brevi Lotti possa conoscere le eventuali ipotesi di reato che gli sarebbero mosse. A rivelare il nuovo filone di inchiesta stralciato dalla inchiesta napoletana sugli appalti Consip e inviata a Roma è stato un lungo articolo che ipotizza una sequenza di fatti che sarebbero oggetto della indagine: il ministro dello Sport Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Renzi, risulterebbe indagato insieme al Comandante Generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette, e al Comandante dei Carabinieri della regione Toscana, Emanuele Saltalamacchia, per la fuga di notizie sull'inchiesta sugli appalti Consip.
Le accuse - La magistratura sospetterebbe - secondo quanto ha scritto il quotidiano - a suo carico i reati di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio. La fuga di notizie avrebbe infatti consentito la bonifica ambientale degli uffici dei vertici Consip dalle cimici fatte mettere dai magistrati nella sede nazionale di via Isonzo a Roma. Motivo per cui i pm napoletani titolari dell'inchiesta su Consip Henry John Woodkock, Celeste Parrano, Enrica Parascano hanno trasmesso per competenza le carte sulla fuga di notizie alla procura di Roma.