Il killer di Berlino, Anis Amri, è stato ucciso a Sesto San Giovanni, nel Milanese, in un conflitto a fuoco con la polizia. Il tunisino è stato fermato da una volante per un normale controllo stradale intorno alle 3 di notte. Subito ha estratto una pistola e sparato agli agenti. Uno è rimasto ferito, l'altro ha risposto al fuoco uccidendolo. Secondo gli inquirenti, Amri potrebbe aver avuto contatti e "coperture" nella comunità islamica di Sesto.
Il questore: "Era una scheggia impazzita, a Sesto era solo" - Amri era "una scheggia impazzita, pericolosissima. Non escludo che avrebbe continuato a fare attentati". Lo ha detto il questore di Milano Antonio De Iesu. "Amri è arrivato dalla Francia in treno, è transitato da Torino, poi è giunto a Milano all'una di notte. E al momento del controllo, a Sesto, era solo", ha spiegato.
Amri arrivato in treno dalla Francia - Secondo fonti dell'antiterrorismo, Amri sarebbe arrivato in Italia in treno (forse prendendone più d'uno) attraverso la Francia, da Chambery. Passando per la Savoia, l'uomo è arrivato intorno alle 20.30 alla stazione di Torino Porta Nuova ed è ripartito per Milano dopo quasi tre ore a bordo di un treno regionale. Al vaglio degli investigatori della Digos del capoluogo piemontese ci sono ora le immagini delle telecamere di sicurezza della stazione subalpina, anche se sembra che sotto la Mole l'uomo ci sia stato soltanto di passaggio. Giunto a Milano intorno al'una di notte, dalla Stazione Centrale si è spostato a Sesto San Giovanni e lì intorno alle 3 ha incrociato i due agenti della volante che poi lo hanno ucciso.
I due protagonisti dell'operazione - Nella sparatoria è rimasto ferito l'agente scelto Christian Movio, 36 anni, originario di Udine. Il poliziotto è stato operato all'ospedale San Gerardo di Monza per l'estrazione del proiettile conficcato in una spalla. Le sue condizioni sono buone. Con lui era in servizio un agente in prova, Luca Scatà, che ha sparato al killer uccidendolo.
I soccorsi hanno tentato di rianimare Amri - Amri è morto, steso sull'asfalto, dopo alcuni inutili tentativi di rianimarlo. A testimoniarlo ci sono la flebo al braccio e un tubicino per l'ossigeno in bocca, come si vede nelle immagini diffuse dalle forze dell'ordine. Il tunisino presenta alcune ferite da proiettili nella parte destra del costato. I sanitari arrivati per il pronto soccorso gli hanno aperto la felpa nera che indossava per prestargli le prime cure, che si sono però rivelate inutili.
Le impronte corrispondono - A confermare ufficialmente che l'uomo ucciso è il killer di Berlino è stato il ministro Minniti. Ma in precedenza anche i rilievi fatti dall'antiterrorismo milanese avevano indicato l'identità dell'ucciso: è infatti subito emersa la coincidenza sia dai tratti somatici sia dalla comparazione delle impronte.
Nel Tir trovato lo smartphone di Amri - Intanto, dopo il portafoglio, nel Tir della strage è stato ritrovato anche lo smartphone di Amri, un modello della Htc. Lo scrive Spiegel citando fonti della sicurezza. "L'analisi dello smartphone è in corso", aggiunge il settimanale, che sottolinea come il ritrovamento dello cellulare e del portafoglio con il documento che ha indirizzato gli inquirenti sulla giusta pista sia avvenuto in ritardo, il giorno dopo l'attentato. Abbiamo lavorato secondo il principio "accuratezza prima della velocità", ha detto il capo della polizia di Berlino, "ci sono standard ai quali ci atteniamo".
Non era Amri la persona nel video davanti alla moschea di Berlino - Mentre non era Anis Amri la persona ritratta davanti a una moschea di berlino in un video di sorveglianza mostrato dalla tv pubblica Rbb. Lo ha detto il presidente della polizia criminale della capitale tedesca Christian Steiof. Gli agenti che hanno per alcuni periodi monitorato Amri assicurano che "la persona nelle foto non è lui", ha detto Steiof.