Il 2016 ha registrato per il terzo anno consecutivo il più alto numero di giornalisti uccisi durante i conflitti negli ultimi tre anni. A renderlo noto è il Cpj, Comitato per la protezione dei giornalisti, una organizzazione indipendente per la difesa della libertà di stampa. Dal 1° gennaio al 15 dicembre sono deceduti 48 reporter di cui 26 durante dei combattimenti mentre di 27 non si conoscono le cause.
Secondo l'analisi del Cpj la Siria è il Paese più mortale, seguito da Iraq e Yemen posizionati al secondo posto, mentre l'Iraq è al terzo. Per il 98% i giornalisti uccisi sono uomini: per la maggior parte lavoravano per canali web (52%) o emittenti televisive (40%). Dei morti solo il 10% erano stranieri indicando che generalmente sono proprio i reporter locali a correre i rischi maggiori.
Anche se il numero delle vittime a causa delle guerre rimane molto alto, i giornalisti vittime di omicidio sarebbero in calo. Il Cpj rivela che probabilmente sono aumentati i casi in cui i reporter si autocensurano o dove le persone interessate hanno iniziato ad utilizzare "metodi alternativi" per assicurarsi il silenzio dei media. Il dato impressionante, invece, riguarda l'impunità dei responsabili: nel 100% dei casi nessuna di queste morti ha mai trovato un colpevole.