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Difensori di Stasi: "Pm indaghino su un amico di Chiara"

I legali dell'ex studente condannato a 16 anni per omicidio chiedono la revisione del processo. L'avvocato della famiglia Poggi: "Non credo alla riapertura delle indagini"

"Siamo partiti dalla rilettura degli atti, abbiamo fatto uno screening e più di un soggetto era collocabile in quel frangente (l'omicidio di Chiara Poggi ndr). Ci siamo indirizzati verso un soggetto, non siamo andati a caso". Così i difensori di Alberto Stasi spiegano come sono riusciti a risalire all'uomo il cui Dna è stato trovato sotto le unghie di Chiara Poggi. "Ci sono stati gravi errori degli inquirenti", hanno aggiunto gli avvocati.

Legali di Stasi: "Si indaghi su un amico di Chiara" - La difesa di Alberto Stasi chiede che i pm indaghino su un "maschio" che farebbe parte del cerchio di amicizie di Chiara Poggi e che il 13 agosto 2007, giorno dell'omicidio, si trovava a Garlasco. Il nome della persona in questione è già negli atti d'indagine. Gli avvocati dell'ex studente della Bocconi, condannato a 16 anni per l'omicidio della fidanzata, hanno spiegato in una conferenza stampa presso il Tribunale di Milano, la relazione effettuata da un genetista e già depositata agli inquirenti secondo cui il Dna trovato sotto le unghie di Chiara sarebbe compatibile con quello del soggetto su cui si chiede di indagare. Gli stessi legali si sono rifiutati di fare nome e cognome "nel rispetto della privacy e degli accertamenti perché non vogliamo che accada quel che è successo ad Alberto".

Chiesta alla Procura la riaperura delle indagini - Gli avvocati Fabio Giarda  e Giada Boccellari chiedono dunque alla Procura di Pavia di riaprire le indagini per dare un volto allo sconosciuto che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel delitto di Garlasco. Il materiale genetico trovato sotto le unghie della vittima, infatti corrisponderebbe alla linea paterna di un amico della ragazza. Secondo quanto spiegato dai due legali in un'aula del palazzo di Giustizia, la traccia genetica è stata comparata con campioni prelevati, grazie a un cucchiaino e una bottiglietta d'acqua, dal conoscente di Chiara Poggi. 

L'accertamento genetico non identifica una persona precisa - "Siamo assolutamente sicuri che la sentenza emessa un anno fa è un'ingiustizia e così abbiamo affidato ad un'agenzia investigativa l'incarico di rianalizzare le indagini svolte dalla procura" ha sottolineato la difesa. "I nostri investigatori hanno acquisito in forma assolutamente anomina del Dna e lo hanno confrontato con quello che già avevamo a disposizione e che era frutto di perizia condotte sulle unghie di Chiara". I legali hanno anche sottolineato che il risultato di questo accertamento genetico non identifica una persona precisa ma il ceppo maschile di un nucleo famigliare. Per cui il Dna estratto potrebbe appartenere alla persona che h alasciato le tracce genetiche sui reperti analizzati oppure ai suoi fratelli o a tutti i suoi parenti maschi. "L'unica certezza - ha spiegato Fabio Giarda - è che si tratta di una persona che non ha nessun rapporto con Alberto". 

Indagini riavviate per volontà della madre di Alberto - Gli avvocati, che hanno avviato le indagini difensive su richiesta di Elisabetta Ligabò (la madre di Alberto), sono ripartiti da zero rileggendo le carte processuali e puntando l'attenzione su un giovane, entrato nell'inchiesta, il cui nome compare nelle carte e su cui "molte cose non tornavano". Al giovane poi è stato prelevato un campione di Dna "secondo i termini di legge" (come detto, da un cucchiaio e una bottiglia d'acqua) ed è risultatat così la compatibilità con il Dna maschile trovato sotto le unghie di due dita di Chiara. "Quel reperto genetico non era utilizzabile scientificamente ai fini del confronto con Stasi" in quanto i marcatori sovrapponibili erano 5 e non raggiungevano il numero necessario cioè 9. "Si poteva invece comparare - hanno continuato - con il nuovo soggetto" individuato a "colpo sicuro".

Il legale della famiglia Poggi: "Non credo alla riapertura delle indagini" - L'avvocato Gian Luigi Tinozzi, legale della famiglia Poggi, non crede, invece, che le novità emerse sul caso di Chiara possano portare a una revisione del processo: "Non penso sia possibile la riapertura delle indagini" ha detto. "La questione del Dna trovato sotto le unghie di Chiara è già stata superata dalla Corte d'Assise d'Appello e della Cassazione. In ogni caso, questo indizio da solo non farebbe venir meno tutte le altre prove a carico di Stasi, semmai potrebbe prospettare, ma e' un'ipotesi a cui non credo, il concorso di Stasi con altre persone". L'avvocato ha ricordato che la difesa di Stasi si era opposta all'analisi dei frammenti di Dna rinvenuti sotto le unghie di Chiara e che inizialmente gli investigatori non erano riusciti ad analizzare.

"Alberto Stasi non ha pagato i danni" - I nuovi elementi portati dalla difesa di Stasi non escluderebbero comunque le responsabilità del ragazzo secondo l'avvocato Tizzoni e i nuovi accertamenti non sarebbero utili per scagionarlo in quanto "non validi scientificamente". Il perito, tra l'altro, disse che "la quantità di materiale genetico era modesto e la qualità degradata per una comparazione". Piuttosto, l'avvocato attacca Stasi: "Non rispetta la famiglia Poggi, pretende di avere dei diritti ma non rispetta i doveri. Ha scelto di sottrarsi con ogni mezzo al risarcimento del danno in favore dei familiari di Chiara e al pagamento di quanto dovuto allo Stato".

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