Nei primi 10 mesi dell'anno è stato registrato un nuovo incremento dell'utilizzo dei voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio. Ne sono infatti stati venduti 121,5 milioni, ciascuno da 10 euro, con un incremento, rispetto ai primi dieci mesi del 2015, del 32,3%. Intanto il ministro del Lavoro ha fatto sapere che il governo è pronto a "rideterminare dal punto di vista normativo il confine dell'uso dei voucher".
Il ministro Giuliano Poletti ha spiegato che "pensiamo che i voucher siano uno strumento che ha una sua utilità, ma deve essere limitato a determinate condizioni: i lavori saltuari sono nati così". Poi "c'è stata una dinamica che peraltro non è una dinamica collegata al Jobs act, perché questo cambiamento di norma l'hanno fatto il Governo Monti e la Fornero, non l'abbiamo fatta noi la liberalizzazione dei voucher". Oggi però "bisogna riportarla ad una condizione che sia una condizione compatibile, perché noi vogliamo un mercato del lavoro stabile, non un mercato del lavoro precario. Quindi se abbiamo una strumentazione che induce a precarietà bisogna cambiarla".
"Abbiamo introdotto la tracciabilità - ha proseguito Poletti - e dal prossimo mese vedremo l'effetto. Se è quello di una riduzione della dinamica di aumento e di una messa sotto controllo di questo strumento, bene. Se invece i dati ci diranno che anche questo strumento non è sufficiente a riposizionare correttamente i voucher la cosa che faremo è rimetterci le mani".
Crescono i licenziamenti - Mentre esplode l'uso dei voucher, crescono i licenziamenti, che nei primi dieci mesi dell'anno sono cresciuti del 3,4%, arrivando a quota 506.938 contro i 490.039 dello stesso periodo del 2015, ed è boom per i licenziamenti disciplinari, passati da 47.728 a 60.817 per un aumento del 27,4%. I dati sono riportati nell'Osservatorio sul precariato dell'Inps, ma ancora non è evidente il collegamento, con l'introduzione del contratto a tutele crescenti. Nello stesso periodo, le dimissioni sono passate da 762.517 a 658.666, cioè il 13,6% in meno: una diminuzione legata probabilmente anche al fenomeno dei ritiri online.
Meno assunzioni nel 2016 - Tra gennaio e ottobre le assunzioni complessive dei datori di lavoro privati sono risultate pari a 4.833.000, 347mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2015 (-6,7%), sempre secondo l'Osservatorio sul precariato, secondo cui il rallentamento delle assunzioni ha riguardato principalmente i contratti a tempo indterminato: 492mila in meno (-32%) rispetto ai primi dieci mesi del 2015. Un calo che, sottolinea ancora l'Istituto, va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato del 2015, quando si poteva beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Stesse considerazioni per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-34,1%).
Assunzioni-cessazioni, il saldo è positivo - Sempre nei primi dieci mesi del 2016, nel settore privato, c'è un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni, pari a +497mila (497.044), inferiore a quello dello stesso periodo del 2015 (+635.833 e dunque pari a -21,8% annuo) e superiore a quello registrato nei primi dieci mesi del 2014 (+313.413, pari a +58,5%). L'Inps segnala, per il totale dei rapporti di lavoro subordinati (senza le conversioni dei rapporti a termine e le trasformazioni dei rapporti di apprendistato) che nel periodo gennaio-ottobre risultano 4.833.463 di ingressi e 4.336.419 di cessazioni.
Contratti stabili in forte discesa - Nei primi dieci mesi 2016 sono stati stipulati più di 1,3 milioni (1.370.320) di contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) mentre le cessazioni, sempre di contratti a tempo indeterminato, sono state 1.308.680 con un saldo positivo pari a 61.640. Un dato che è peggiore dell'89% rispetto al saldo positivo di 588.039 contratti stabili dei primi dieci mesi 2015, perché risente della riduzione degli incentivi per le assunzioni stabili, e anche rispetto a gennaio-ottobre 2014 (+101.255 stabili).