Durante l'assemblea nazionale del Pd, Matteo Renzi ha ammesso la sconfitta al referendum: "Straperso, specie al Sud. Faremo un'analisi molto dura, spietata, innanzitutto con noi stessi". Tuttavia, ha aggiunto, "ora si riparte del 41%". Ha poi respinto le critiche sulle riforme fatte e per la legge elettorale ha proposto il Mattarellum. La relazione del segretario è stata approvata con 481 sì, 2 no e 10 astenuti. La minoranza non ha partecipato al voto.
"Abbiamo straperso il referendum, 13 milioni di voti non bastano" - "Non abbiamo perso, abbiamo straperso. Chi prende il 41% in un referendum è una sconfitta netta", ha poi sottolineato il segretario Pd nel corso dell'assemblea nazionale del partito. "Vi confesso che sognavo di prendere 13 milioni di voti, ne abbiamo presi 13,5 ma non è bastato", ha proseguito.
"Al Sud abbiamo sbagliato approccio" - "Soprattutto abbiamo perso tra i giovani e al Sud. Il nostro approccio - ha detto - non è stato di disinteresse. Ci siamo stati ma abbiamo sbagliato nel momento in cui abbiamo pensato che potesse essere sufficiente una politica di investimenti e non di coinvolgimenti. Io sono il primo responsabile".
"Corruzione? Dovevano bloccare collaboratori" - "Qui a Roma voglio dire che la politica non è l'indicazione delle cose che non vanno, l'urlo di chi dice No e non propone un'alternativa. Se si fa così politica, il Paese non va da nessuna parte, si blocca il Paese. Se per bloccare la corruzione si bloccano le Olimpiadi, si blocca la propria città. E forse per bloccare la corruzione bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori", ha ribadito Renzi riferendosi al sindaco Virginia Raggi.
"M5s è un'azienda privata, non un movimento" - Da Renzi poi un'altra stoccata ai Cinque Stelle: "Dobbiamo fare un patto con il M5s: voi la smettete con le bufale e noi non raccontiamo cosa siete, vale a dire un'azienda privata che firma contratti con i candidati. Ne riparleremo alle prossime elezioni".
"Le nostre riforma non puzzano, pensiamo alle unioni civili" - Tornando sull'operato del suo governo, l'ex premier ha affermato: "Abbiamo fatto riforme molto profonde. Se due ragazzi si amano e, indipendentemente dall'orientamento sessuale, ora possono vivere insieme è grazie a una riforma del Pd". "Queste riforme non puzzano, segnano la grandezza del Pd", ha aggiunto alludendo ad una frase di Massimo D'Alema riportata da La Stampa.
"Rischiamo di tornare alla Prima Repubblica" - E ancora: "Eravamo a un passo dalla Terza Repubblica e invece rischiamo di tornare alla Prima, senza la qualità della classe dirigente della Prima Repubblica". "Avevamo detto che quella riforma avrebbe fatto il bene del Paese, che avremmo permesso all'Italia di essere un Paese più semplice. Il fatto che si sia detto un No forte, non impedisce di dire che questo No blocca qualsiasi riforma. I contrari alla riforma avevano detto che in 6 mesi avrebbero avviato un'altra riforma: sono passati 15 giorni, restano cinque mesi e mezzo, e ancora non si è visto nulla".
"Se il 59% è voto politico, lo è anche il 41%" - Continuando a fare autocritica per la sconfitta al referendum, Renzi ha spiegato: "L'errore principale non è nemmeno la personalizzazione. Se il 59% è un voto politico, il 41% non è il voto dei giovani costituzionalisti. Il mio errore è stato non aver capito che il valore del referendum era nella politicizzazione, non nella la personalizzazione. Ma allora il 41% è il partito più forte che c'è in Italia e l'unica speranza".
Alla minoranza: "Festa per le mie dimissioni ferisce il Pd" - "Certi atteggiamenti sono stati sopra le righe: non si può dire che con me si rischia la deriva autoritaria, quando da un lato ci sono partiti-azienda che selezionano i dirigenti sugli interessi del leader e dall'altra aziende che fanno firmare contratti agli amministratori. Pensare che persone del mio partito festeggiavano le mie dimissioni ha ferito il senso di comunità del Pd", ha affermato rivolgendosi alla minoranza e raccogliendo un lungo applauso. Molti in platea si sono alzati in piedi.
"Faremo il congresso nei tempi, no rese dei conti" - "Il congresso sarebbe stata la scelta migliore per ripartire all'interno del Pd, dal giorno dopo ho pensato al congresso. Ma la prima regola del nuovo corso deve essere ascoltare di più, io per primo. Ho accettato i suggerimenti di chi ha chiesto di non fare del congresso il luogo dello scontro del partito sulla pelle del Paese e non piegare alle esigenze che sentivo le regole, non piegarle a nostro vantaggio", ha sottolineato. "Faremo il congresso nei tempi, non come resa dei conti".
Legge elettorale, "Pd propone il Mattarellum" - "Alle altre forze politiche chiediamo di non fare melina sulla legge elettorale. Abbiamo messo la fiducia sull'Italicum per chiuderla, perché sono venti anni che non si chiude. Vogliamo l'ultima occasione di maggioritario o scivoliamo verso il proporzionale? Vi propongo di andare a guardare le carte sull'unica proposta che ha la possibilità in tempo breve, che ha visto vincere centrosinistra e centrodestra, ha visto vincere l'Ulivo di Prodi e porta il nome di Mattarella. Andiamo a vedere, il Pd c'è".
"Ho pensato di mollare, riparto dal noi" - "Abbiamo perso il referendum ma era giusto provarci, è stato giusto prenderne atto, ora è giusto rimettersi in cammino non come singoli ma come comunità. E io per primo devo assumendomi la responsabilità di dire che c'è più bisogno di noi che di io", ha concluso Renzi. "Saldamente aggrappati all'Italia, ripartiamo da qui. Ho avuto voglia di mollare e non sarei umano se non lo dicessi. Ma il patto tra noi è che nessuno qui ha il diritto di abbandonare il proprio posto di guardia come sentinella e riprendere il Paese".