Caso Marra, sindaco Raggi: dimissioni Romeo e Frongia
Le dimissioni "sono arrivate - si legge in una nota - dopo un confronto con il garante Beppe Grillo per dare un segno di cambiamento"
Daniele Frongia e Salvatore Romeo dicono addio ai loro incarichi di vicesindaco e capo della segreteria di Virginia Raggi. Il sindaco di Roma esce di fatto commissariata dalla crisi aperta dall'arresto di Raffaele Marra. E' questo l'esito di una lunga (cinque ore) e burrascosa riunione della maggioranza in Campidoglio. Grillo: "Roma avanti con Raggi, da oggi cambiamo marcia".
"Frongia ha deciso di rinunciare al ruolo di vicesindaco mantenendo le deleghe alle Politiche giovanili e allo Sport - si legge in una nota -. Contestualmente Salvatore Romeo ha deciso di dimettersi dall'incarico di capo della segreteria politica".
"Garante Beppe Grillo" - La Raggi precisa che le dimissioni sono arrivate "dopo un confronto con il garante Beppe Grillo per dare un segno di cambiamento" e "al termine di due riunioni di maggioranza in cui erano presenti i consiglieri comunali, alcuni assessori e i presidenti dei Municipi di M5s". Il sindaco, infine, annuncia che "a breve sarà avviata una nuova due diligence su tutti gli atti già varati". L'ultimo riferimento segue a una richiesta di Grillo di verifica stringente sulle decisioni prese da
Raffaele Marra, capo del dipartimento del personale del Campidoglio arrestato venerdì.
Colomban tra i favoriti - Il nuovo vicesindaco di Roma che sostituirà l'assessore allo Sport Daniele Frongia verrà scelto e votato dai consiglieri comunali del M5S. E' questa una delle decisioni emerse dal summit di maggioranza con la Raggi. Tra le ipotesi che circolano nelle ultime ore c'è quella di Massimo Colomban, attualmente assessore alle Partecipate.
Resa drammatica - Via il "raggio magico" o quel che ne restava, insomma, dopo le dimissioni dell'assessore all'Ambiente Paola Muraro nei giorni scorsi. I ruoli lasciati vacanti da Frongia e Romeo potrebbero ora toccare a degli esponenti ortodossi del Movimento. Una resa dei conti drammatica dopo che si erano rincorse voci su una Raggi decisa a non mollare e pronta ad andare avanti anche da sola perfino cercando l'appoggio esterno della destra di Fratelli d'Italia. Su tutto resta il rischio concreto che il sindaco finisca indagata per le nomine fatte in questi mesi, in primis quella di Romeo.
Ira di Grillo ma va avanti con la Raggi - Beppe Grillo mette così la sua firma sotto il rimpasto ai vertici dell'amministrazione di Roma capitale, dopo il duro scontro interno al Movimento 5 stelle. "Roma va avanti - scrive sul suo blog - con Virginia Raggi sindaco del MoVimento 5 Stelle".
"Sono stati fatti degli errori - sottolinea il leader 5 stelle - che Virginia ha riconosciuto: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo. Da oggi si cambia marcia. Bisogna riparare agli errori fatti per fugare ogni dubbio. L'attività fatta da persone che si sono dimostrate inaffidabili sarà attentamente vagliata e opportunamente annullata o riesaminata da cima a fondo".
Vince dunque la linea Grillo ma la sua ira è tutt'altro che affievolita: Beppe lascia la Capitale infatti senza neanche incontrare la Raggi. Il leader Ms è preoccupato anche per le eventuali inchieste che possano coinvolgere il primo cittadino. E, non a caso, nella testa di Grillo balena a un certo momento anche l'idea di proporre a Raggi un'autosospensione, ipotesi per ora accantonata.
Raggi meno autonoma - L'autonomia decisionale di Raggi sembra comunque diminuita. Grillo, riferisce chi era presente, parla infatti di dare più spazio a Massimo Colomban, l'assessore alle partecipate vicinissimo alla Casaleggio Associati. E parla dell'esigenza di istituire un ruolo (politico) di supervisore della gestione capitolina, che faccia da raccordo con gli assessori.
Ma avanza un timore: quello che al sindaco di Roma arrivi un avviso di garanzia. Il leader M5s, nelle sue telefonate, cita questa possibilità affermando che "5 avvocati" gli avrebbero spiegato come sia più concreta di quel che sembra. Ed è forse anche per questo che, sabato sera, nel post Grillo annuncia il varo di un codice etico per gli eletti M5s in caso di inchieste e non chiude a una loro permanenza in carica anche in caso di avvisi di garanzia: "Ci combattono con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l'iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia. Nessuno pensi di poterci fermare così".
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