E' nei disegni dell'amichetta, e non nelle parole, che non poteva pronunciare "perché condizionata dalla famiglia", la verità su Fortuna Loffredo, la bimba lanciata nel vuoto, il 24 giugno del 2014, dall'ottavo piano del palazzo dove abitava, a Caivano (Napoli). E' quanto emerge dalla testimonianza, resa tra pause di commozione e qualche lacrima, dalla psicologa Rosa Cappelluccio al processo sull'omicidio della piccola.
Il disegno "rivelatore" dell'amichetta di Fortuna - La psicologa ha parlato degli incontri avuti con le figlie di Marianna Fabozzi, imputata con Raimondo Caputo nel procedimento penale sulla morte della bambina. Una delle bimbe, amichetta del cuore di Fortuna, venne ascoltata il giorno stesso della tragedia nella caserma dei carabinieri di Casoria. Lì disegnò Fortuna, che ballava, in presenza di un adulto, e poi una tomba, benché poco prima avesse riferito di non sapere la sorte subita dalla sua amica.
Disagio, in particolare, che si manifesta quando la bambina raffigura occhi grandi, senza pupille, che secondo la psicologa denotano un vissuto sessuale inconfessabile.
Giochi sessuali e minacce - Raccapriccianti i particolari che la psicologa ha quindi riferito di aver appreso dalle figlie della Fabozzi, durante gli incontri protetti, riguardo i luoghi, le modalità e le circostanze sia delle violenze sessuali che dei momenti antecedenti la morte di Fortuna. Giochi sessuali ma anche minacce quando, secondo quanto riferì la bambina, Raimondo Caputo le disse che le avrebbe fatto fare la stessa fine di Chicca.
Ginecologo: "Traumi cronici sul corpo di Fortuna" - Ma sono diverse le testimonianze agghiacciante rese in aula nel corso dell'udienza. Come quella di Giuseppe Saggese, il ginecologo che ha preso parte all'esame autoptico collegiale sul corpo di Fortuna e che sulla bambina ha individuato traumi cronici "che dopo decine di anni di lavoro ho riscontrato solo tre volte".
La madre: "Non credo alle violenze sessuali" - "Mia figlia parlava ma non ha mai detto niente a me, alle maestre, alle assistenti sociali. Mi ha solo parlato di bruciori, davanti, e andammo dalla dottoressa che mi diede della pomata senza visitarla: io non credo alle violenze sessuali". Così la madre della piccola Fortuna in aula. "L'unico errore fatto è stato non nominare un perito quando è stata fatta l'autopsia", ha aggiunto Domenica Guardato.