RESPINTA LA RICHIESTA DELLA DIFESA

Morti in corsia, Cazzaniga resta in carcere: negati i domiciliari

Il vice primario di Saronno si era difeso dicendo che non voleva uccidere ma solo "alleviare le sofferenze" dei pazienti

Rimane in carcere Leonardo Cazzaniga, il medico accusato per le morti in corsia all'ospedale di Saronno (Varese). La decisione è stata presa dal gip di Busto Arsizio, che ha respinto la richiesta di arresti domiciliari. Molto probabilmente Cazzaniga comparirà nei prossimi giorni anche davanti ai pm, dopo aver espresso l'intenzione di collaborare già nell'interrogatorio di garanzia.

Nei prossimi giorni Cazzaniga comparirà anche davanti al procuratore di Busto Arsizio Gian Luigi Tizzoni e al pm Maria Cristina Ria, titolare delle indagini sulle morti sospette all'ospedale di Saronno. La sua intenzione di collaborare, Cazzaniga l'aveva manifestata anche venerdì scorso in sede di interrogatorio di garanzia.

Il vice primario si era anche difeso dicendo di aver somministrato farmaci ai pazienti, che sono morti poco dopo il ricovero, solo per "alleviare le loro sofferenze", ma non aver avuto intenzione di uccidere nessuno. Strategia differente, invece, quella dell'infermiera Laura Taroni (indagata per l'omicidio del marito ma non per le morti in corsia), che invece ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.

Si indaga anche su chi sapeva in ospedale - Parallelamente proseguono anche le indagini su chi sapesse ciò che avveniva in ospedale e per questo i carabinieri del Nucleo operativo di Saronno, su indicazione della Procura di Busto Arsizio, hanno acquisito documenti anche nella sede dell'Azienda Sanitaria Territoriale della cittadina del varesotto, cui fa capo l'ospedale di Saronno.

Quello strano capodanno in pronto soccorso - All'esame anche una conversazione intercettata in cui il direttore sanitario dell'ospedale, Roberto Cosentina e il direttore medico, Paolo Valentini, entrambi indagati, commentavano "l'improvvisata" di Cazzaniga e della Taroni in pronto soccorso per un brindisi la notte dell'ultimo dell'anno. I due giudicavano l'iniziativa dei due inopportuna, anche perché c'erano "delle robe strane".

Cosentina sottolineava come i due avessero "dei pessimi rapporti con tutto il resto dell'equipe. Con poi delle robe strane ... io mi ricordo di una roba raccontata a voce di un 31 dicembre che erano venuti qua a fare il brindisi, che forse ne parlavamo tu e io e dicevamo ... scusami ma come ti viene in mente di andare a fare il brindisi di Natale con la gente con la quale lavori, che si sta facendo il c... e con la quale hai pessimi rapporti? Il direttore sanitario aggiungeva: "Questo seguito da tutte le leggende metropolitane ... e che l'ambiente sia bizzarro è poco ma è sicuro. Aggiungo e non mi stupisce che Nicola (Scoppetta, primario del Pronto soccorso, anch'egli indagato - ndr) oltre ad avere dei tratti simpatici, ma io non lo eleggerei primario dell'anno francamente ... secondo me fare il primario sia un'altra cosa".

Il monologo di Cazzaniga in auto: "Dove sono le prove?" - Agli atti vi è anche un "monologo" intercettato di Leonardo Cazzaniga dopo un incontro con l'amante infermiera in cui l'uomo riflette: "Dove sono i fatti? Dove sono le prove per riesumare i cadaveri?". L'intercettazione è del 15 marzo scorso e i carabinieri i quali hanno svolto le indagini annotano che il medico esce dall'abitazione della Taroni e sale in macchina. Parte e parla mentre è solo nell'abitacolo: "Posso o non posso decidere (pare che dica, è specificato nelle trascrizioni) ... poi tanto non che io me lo domando eh!! Poi se è legittimo o illegittimo ... l'impianto accusatorio deve reggersi non su ipotesi banalmente campate in aria ma su prove concrete, su fatti... dove sono i fatti? Dove sono le prove per riesumare i cadaveri?".