Adagiata nell'entroterra, ai piedi del Rif Occidentale, Chefchaouen è espressione meravigliosa del Marocco settentrionale più affascinante e genuino. Il nome deriva dal termine berbero achawen, “le corna”, per via delle sommità frastagliate delle montagne che la dominano e circondano.
La sua fondazione risale al 1471 e la sua popolazione originaria era composta prevalentemente da esiliati andalusi che hanno modellato la città secondo lo stile della loro terra d’origine; la Medina infatti, la parte vecchia della città, è un intrico di strette strade dal tracciato irregolare e dalla pavimentazione chiara, in netto contrasto con il colore turchese delle abitazioni.
La città oggi conta circa 35 mila abitanti, ma il centro storico è senza ombra di dubbio il suo pezzo forte, tra l’altro, il fatto di essere abbarbicato su una collina, fa si che si sviluppi in uno spettacolare e sinuoso labirinto colorato di varie tonalità di azzurro, dove dietro ad ogni curva si apre un nuovo scenario celeste. Si dice che il colore sia stato introdotto dai profughi ebrei nel 1930 che consideravano l'azzurro simbolo del cielo e del paradiso.
Piccola e compatta la medina è facile da esplorare e può essere visitata senza il rischio di perdersi. Aggirarsi fra queste vie è come fare un tuffo nella tavolozza monocromatica di un eccentrico pittore, le pareti delle case, le porte, i balconi, le scale, i vasi fioriti, tutto è vestito di cerulea bellezza. Il centro della città di Chefchaouen è la vivace piazza Uta al-Hamman, su cui si affacciano la moschea, la fortezza e le botteghe artigiane con i loro tipici prodotti in legno e pelle, i tappeti colorati e i capi d’abbigliamento tradizionale, come le lunghe tuniche blu portate dalle donne del posto.
Ogni angolo regala scorci di vita quotidiana, piccoli affreschi grazie ai quali scoprire gli usi, i costumi e le tradizioni di questo affascinante popolo, ancorato al passato ma allo stesso tempo aperto alla modernità e al cambiamento. Per le strade aleggia l’inebriante profumo delle spezie, che avvolge con la stessa intensità di quell’azzurro che domina ovunque e chiunque avviluppa con il suo ovattato e onirico mantello.