La triste e tragica vicenda del Chapecoense, club brasiliano vittima della sciagura aerea in Colombia, lascia emergere, piano piano, storie incredibili di chi è sopravvissuto per una serie di casualità. Come Matheus Saroli, figlio dell'allenatore, che non era sul volo con il resto della squadra solo per aver dimenticato il passaporto. O il sindaco Luciano Buligon, arrivato a San Paolo in ritardo per impegni di lavoro.
Il destino decide per noi e può letteralmente cambiarci la vita o, meglio, salvarcela. E a volte, una semplice dimenticanza, di quelle che in genere fanno arrabbiare, si può trasformare nella più grande delle fortune. Ammesso che, in questi casi, fortuna non sia una parola troppo grande o inappropriata. Tra le tante storie che stanno emergendo in queste ore sui componenti della Chapecoense, la squadra di calcio brasiliana che si trovava a bordo del volo precipitato in Colombia, c'è anche quella, straordinaria, di Matheus Saroli. Si tratta del figlio dell'allenatore della squadra Lucas Carlos Saroli (deceduto nel disastro) che avrebbe dovuto viaggiare su quell'aereo assieme al padre e a tutto il team ma non lo ha potuto fare per la più banale delle casualità: aveva dimenticato a casa il passaporto. E' stato proprio lui a raccontare l'episodio ai microfoni di SporTv, tra le lacrime: "Io, mia madre e mio fratello stiamo bene. Abbiamo bisogno di forza, vi chiedo di darci un po ‘di privacy, soprattutto per mia madre. E ringrazio tutti coloro che hanno chiamato e inviato messaggi. Ero a San Paolo oggi, non ho viaggiato perche ho dimenticato il mio passaporto. Facciamoci forza, grazie a tutti".
Una dimenticanza che gli ha salvato la vita, anche se scrollarsi di dosso il dolore sarà impossibile per sempre: "Ora posso solo pregare per mio padre" ha aggiunto Matheus Saroli la cui storia fatta di incredibili casualità è simile a quella di Luciano Buligon, sindaco di Chapecò. Il primo cittadino avrebbe dovuto a sua volta essere su quel volo maledetto ma il destino, sempre lui, ha messo sulla sua strada una serie di impegni di lavoro che non gli hanno permesso di arrivare in orario: "Eravamo in lista per prendere quell'aereo" ha raccontato "ma abbiamo fatto tardi e non siamo riusciti a partire da San Paolo. Ora mi recherò in Colombia per tutte le incombenze relative a questa triste tragedia, di una squadra che ha fatto così tanto per la nostra città". Si possono chiamare miracoli, si può chiamare destino: piccoli squarci di sollievo in un mare di lutto e dolore.