La fragilità della ripresa passa anche per l'andamento dei consumi, che hanno registrato una flessione nel mese di settembre. Un calo che, a sua volta, riflette un periodo più lungo e che “gela” anche le aspettative in vista delle festività natalizie.
Secondo le prime stime, i consumi legati al periodo natalizio potrebbero subire una diminuzione rispetto allo scorso anno (nell'ordine del -2%, secondo il Codacons), che invece aveva registrato un importante incremento. Le previsioni sarebbero in linea con l'attuale andamento dei consumi, in flessione a settembre dello 0,6% su base mensile e dell'1,4% su base annua.
Se la ripresa della domanda interna (consumi e investimenti) aveva da un lato mostrato un'incidenza rilevante in termini di crescita, ora la componente relativa alla spesa per consumi sembra destare qualche preoccupazione in più. Secondo l'Istat nel 2016 la spesa per consumi delle famiglie in termini reali è stimata in aumento dell'1,2%, grazie all'incremento del reddito disponibile e al miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, ma negli ultimi mesi – sempre l'Istituto nazionale di statistica – ha osservato segnali di decelerazione nella dinamica della spesa per consumi. Nel mese di agosto, ad esempio, quando le vendite al dettaglio in volume hanno subito una riduzione (-0,2% rispetto al mese precedente) confermando il tono negativo evidenziato nel mese precedente (-0,3%).
Inoltre, ad ottobre, per il terzo mese consecutivo, la fiducia dei consumatori era diminuita (restando poi stabile nel mese di novembre, secondo gli ultimi dati) a conferma del trend negativo iniziato a gennaio. Tra le componenti del clima di fiducia – rilevava l'Istat – erano peggiorati il clima economico, quello personale e corrente, mentre il clima futuro aveva mostrato un'inversione di tendenza.
In generale, dal 2012, la minore spesa delle famiglie si è tradotta in una contrazione di oltre dieci punti percentuali. Così il recupero appare lento, nonostante i timidi miglioramenti anticipati in precedenza. Ma restano alcuni nodi fondamentali: pur in presenza di un aumento del potere d'acquisto, la propensione al risparmio è cresciuta più che la spesa per consumi finali.
In questo senso pesa anche la prolungata fase di bassa inflazione, quasi di tendenze deflazionistiche. La debolezza della domanda di beni e servizi è la prima causa della deflazione, che porta i consumatori a rinviare gli acquisti in quanto l'abbassamento dei prezzi incentiva l'accumulo di liquidità nell'attesa che questi scendano ancora.
Nelle prospettive dell'economia italiana, si stima un lieve miglioramento del mercato del lavoro, con la disoccupazione in calo all'11,5% e un'ulteriore riduzione nel 2017, mantenendosi però su valori ancora sopra l'11%. Tale andamento, comunque ora più positivo, potrà sostenere la risalita dei consumi il prossimo anno, pur in presenza di una ripresa dell'inflazione che porterà ad un contenimento del potere d'acquisto.